ROMA – Il cosiddetto “memoriale” dell’ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, consisterebbe al massimo in qualche appunto, corredato da un’ampia documentazione all’unico scopo di chiarire una volta per tutte la sua posizione agli occhi di Papa Benedetto XVI. Questa la tesi portata avanti dal banchiere che, attraverso il suo legale, fa sapere che quel materiale è stato “sequestrato, non l’ho dato io”. Intanto il governo pensa ad una scorta per Gotti Tedeschi, dopo che il banchiere ha detto ai pm di temere per la propria vita. In più si teme per un contenuto presumibilmente scottante, tanto che il quotidiano Libero titola: “Amori gay, appalti, intrighi e ricatti in Vaticano”.
Un dossier che fa tremare quasi tutti in Vaticano e che rischia di far scoppiare un vero e proprio Vati-gate. In tutto 47 faldoni, ora sigillati e a disposizione dei magistrati, ”solo una minima parte dei quali, presumibilmente, avrà un reale interesse giudiziario”, precisa il legale del banchiere, l’avvocato Fabio Palazzo. Vagliare questo materiale, scegliere cosa possa essere rilevante, sara’ impegno di non poco conto, anche perche’ all’interno c’e’ una sorta di diario che il banchiere aveva annotato, un memoriale.
Ora Gotti Tedeschi non vuole intervenire direttamente: ”Non rilascio dichiarazioni a nessuno”, si limita a dire. Ieri l’ex n. 1 dello Ior e’ stato interrogato dal procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Nello Rossi, andati a Milano per sentirlo all’indomani della perquisizione effettuata dai pm della Procura di Napoli che indagano sugli appalti Finmeccanica. Durante quest’ultima verifica e’ stato infatti individuato materiale d’interesse per i pm romani.
Gotti è stato sentito nella veste di testimone, ma con l’assistenza di un legale essendo indagato in un procedimento connesso. A Roma, infatti, e’ iscritto nel registro degli indagati per violazione delle norme antiriciclaggio in relazione ad operazioni finanziare dello Ior che determinarono il sequestro di 23 milioni di euro. Ma a piazzale Clodio c’e’ un altro fascicolo che riguarda presunte attivita’ di riciclaggio legate ad operazioni della banca vaticana. Ed e’ proprio nel quadro di questi accertamenti che i responsabili della procura si sono recati ieri a Milano. In tale procedimento sono coinvolti una decina di sacerdoti indagati per riciclaggio per alcune centinaia di migliaia di euro: tra loro Salvatore Palumbo, Orazio Bonaccorsi ed Evaldo Biasini (il nominativo di quest’ultimo appare anche nelle indagini sul G8) nonche’ monsignor Emilio Messina.
Cosa ha detto l’economista ai pm romani? ”Ero una figura di vertice, non mi occupavo di conti”, e’ uno dei passaggi che trapela. Il banchiere avrebbe anche fatto riferimento ad ”attacchi” alla sua persona. Un aspetto, quest’ultimo, che si salda con la scoperta del memoriale sequestrato dall’autorita’ giudiziaria. Qualcuno ha immaginato che Gotti Tedeschi possa aver consegnato sua sponte le carte agli inquirenti. Una ricostruzione smentita dal legale: ”Ettore Gotti Tedeschi – spiega – non ha consegnato spontaneamente, cioe’ per sua decisione, alcun materiale ai magistrati: i pm hanno acquisito tale materiale attraverso sequestro” dopo le perquisizioni. Quello che e’ vero e’ che nel corposo archivio, vi erano anche appunti di lavoro che contenevano elementi utili a controbattere alle accuse mosse a Gotti Tedeschi dopo la sfiducia dello Ior. L’avvocato Palazzo assicura che in queste carte non si fa riferimento a casi di riciclaggio. Certo, si parla dello Ior, di ”problemi relativi ai conti, di procedure anti-riciclaggio che avrebbero consentito di entrare nella white list, e che qualcuno aveva ostacolato o ne aveva criticato l’applicazione”.
Che dopo la defenestrazione dallo Ior, il banchiere stesse preparando una contromossa a difesa della propria onorabilità, è vero. Ma il destinatario del suo memoriale non erano i magistrati, ma più probabilmente i vertici del Vaticano. Nei giorni successivi alla sfiducia, Gotti Tedeschi ha ricevuto messaggi da amici e persone che gli sono vicine, come e’ normale che sia. Uno di questi – raccontava egli stesso giorni addietro – recitava cosi’: ”David con fionda e fede, contro Golia con avvocati e malafede”. Parole in cui evidentemente il banchiere vedeva riflessa la propria situazione e da cui trapela si’ la volonta’ di difendersi, ma non per via giudiziaria. I magistrati sono arrivati prima, come un fulmine a ciel sereno.
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