ROMA – Per venti volte ha affondato il coltello sulla fidanzata, Fabiana Luzzi, la sedicenne uccisa a Corigliano Calabro dal fidanzato. E’ quanto emerso dall’autopsia. Dall’esame risulta molto probabile l’ipotesi che la giovane fosse ancora viva quando è stata bruciata. Si attendono ulteriori analisi per poterlo affermare con certezza.
L’autopsia, effettuata nell’ospedale di Corigliano Calabro, ha evidenziato che le coltellate, alcune profonde, sono state inferte al torace, all’addome ed alla schiena della ragazza. Nessuna di queste è risultata mortale, tanto che per i periti è probabile che la giovane fosse viva quando il suo fidanzato ha appiccato il fuoco. I medici legali, comunque, si sono presi 40 giorni per il deposito della perizia definitiva.
Fabiana è morta così come il suo stesso carnefice ha raccontato ai magistrati: fino alla fine ha lottato per la sua vita. Ferita da venti fendenti di coltello e lasciata per un’ora tra i rovi a dissanguarsi, quando ha visto il fidanzato D.M. tornare ha lottato. Fabiana ha visto la tanica di benzina. Ha urlato “bastardo”. Ha cercato di divincolarsi e fuggire, quando ha capito che lui le avrebbe dato fuoco. Si è alzata e gli si è gettata contro, voleva versare in terra la benzina. Ma il suo corpo, indebolito dalle coltellate, non ce l’ha fatta. E’ ricaduta in terra e lui ha acceso il rogo che l’ha uccisa.
Il feroce omicidio che si è consumato a Corigliano Calabro il 26 maggio lascia senza parole. Movente di questa furia omicida, che dal coltello passa al fuoco, sarebbe la gelosia. La gelosia tra un ragazzo e una ragazza che non hanno nemmeno 18 anni. Una storia che ne ricorda altre e che come le altre in pochi anni sarà dimenticata.
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