RIMINI – Quei 5 minuti di applausi a caldo li ha definiti “rivoltanti”. Il giorno dopo quel battito di mani che ferisce Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi torna a parlare e lo fa per dire che le scuse non bastano, come non basta la solidarietà della politica che pure, in parte, è arrivata. Per la mamma di Federico la politica deve fare di più, far cambiare anche la polizia. A cominciare da tutti quelli che ieri hanno applaudito gli agenti che la morte di Federico hanno causato. Lo dice la Cassazione e quindi è verità giudiziaria: omicidio colposo, condanna definitiva a tre anni e sei mesi.
Patrizia Moretti si presenta in conferenza stampa con il senatore Pd Luigi Manconi e spiega: “La politica non può più chiudere gli occhi”. Moretti spiega come non possa essere più solo lei, nè le famiglie delle altre vittime, a rispondere da sole a episodi come quello dell’applauso. “Ora rispondano le istituzioni – aggiunge – e prendano i provvedimenti adeguati”.
La mamma di Federico è logorata dal confronto con chi difende quei poliziotti, sindacato Sap col suo segretario Gianni Tonelli in testa:
“Mi sottraggo al dialogo malato con gli assassini di mio figlio con chi vuole fare prove di forza. Non voglio più parlare con loro. La parola ora deve passare alla politica e alle istituzioni”. E conclude: “Queste persone hanno disonorato la divisa e andavano radiate e, come ripeto da tempo, va introdotto il reato di tortura. Chi è diventato il presidente del Sap al congresso di ieri ha fatto della vicenda di mio figlio la propria campagna elettorale, portando i delegati ad applaudire” i responsabili.
Quindi una richiesta di aiuto a polizia e politica:
“Quello che chiedo, anche per i poliziotti onesti, è che la loro voce si sollevi insieme alla mia, vorrei che questa diventasse voce pubblica”.
Le prime risposte a Patrizia Moretti sono già arrivate. C’è stata la solidarietà di Matteo Renzi e Angelino Alfano e soprattutto la telefonata del capo della polizia Alessandro Pansa: “Solidarietà, presto ci incontreremo”, le sue parole.
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