Omicidio volontario. E’ l’ipotesi di reato avanzata dalla Procura della Repubblica di Rossano in relazione alla vicenda del feto sopravvissuto all’aborto terapeutico praticato nell’ospedale della cittadina calabrese e morto dopo quasi due giorni. A dare l’allarme su quel feto abortito nella tarda mattinata del giorno precedente ma che mostrava evidenti segnali di vita era stato domenica mattina il cappellano dell’ospedale, don Antonio Martello.
Ed è proprio sul periodo intercorso tra l’intervento di interruzione della gravidanza e la constatazione che il feto mostrava segni di vita che si sono appuntate le attenzioni degli investigatori che, su disposizione della Procura di Rossano, hanno lavorato per acquisire informazioni e testimonianze. Risultato: ci sono già alcuni nomi sul registro degli indagati e oggi, dopo un ulteriore interrogatorio dei componenti dell’equipe che ha eseguito l’intervento, sono stati emessi avvisi di garanzia, anche se non ne è stato precisata la qualifica e il numero dei destinatari.
In Procura fino alla tarda mattinata di martedì il lavoro è proseguito speditamente. “Quella di omicidio volontario – ha spiegato il procuratore Leonardo Leone De Castris – è un’ipotesi investigativa perché non si può escludere il dolo eventuale o l’indifferenza rispetto alle possibilità di sopravvivenza. Bisogna appurare, infatti, se c’é stata consapevolezza del fatto che il feto fosse vivo e se sono state omesse attività di recupero”.
Non solo il fronte giudiziario è mobilitato. Nell’ospedale di Rossano sono arrivati gli ispettori del Ministero della Salute che dovranno verificare il rispetto delle disposizioni previste dalla legge 194. In un’intervista alla Radio Vaticana mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, ha ribadito che “se il feto nasce vivo si è obbligati a farlo vivere. Il medico – ha detto – non deve guardare la data deve guardare il fatto”.
Di tutt’altro avviso il Centro contro la violenza alle donne Roberta Lanzino che teme tentativi di messa in discussione della legge 194 e ha parlato di “ennesima occasione persa da parte della politica di tacere per non strumentalizzare episodi così dolorosi”. Domani, a Cosenza, dove il feto ancora in vita era stato portato in un estremo tentativo di strapparlo alla morte, è previsto il conferimento dell’incarico per l’esecuzione dell’autopsia.