FIRENZE – Segregata in casa e promessa in sposa ad uno sconosciuto dal padre per 15 mila euro, è riuscita a salvarsi chiedendo aiuto a un coetaneo conosciuto sulla chat di un videogame. Adesso la ragazzina, rimasta dal 2013 al 2016 praticamente prigioniera in un casa popolare alla periferia di Firenze, si trova in una struttura protetta.
Il padre-padrone, un uomo di 49 anni di etnia rom originario della Serbia, è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di riduzione in schiavitù. Le manette sono scattate in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia fiorentina.
“La nostra tradizione è così” avrebbe detto l’uomo in una delle intercettazioni della polizia. Se non fosse stato fermato, scrive il gip nella misura, oltre alla figlia sarebbe anche potuto arrivare a vendere le sue nipotine.
Era il 2013, secondo quanto ricostruito dalla polizia, quando il padre promise la figlia in sposa a un connazionale residente in Francia, anche lui appartenente ad una famiglia di etnia rom. I genitori dello sposo vennero a Firenze per vedere la ragazzina, allora tredicenne.
Da quel giorno lei iniziò a mangiare senza limiti. Se ingrasso, pensava, non mi vorranno e mi lasceranno stare. L’anno dopo, durante la festa di fidanzamento, fu suggellato l’accordo: lei doveva conservare la verginità, dimagrire e curarsi di più, pena la restituzione dell’acconto di 4 mila euro già pagato.
La ragazzina sarebbe stata così privata di denaro e della scheda telefonica del cellulare. Non poteva uscire, se non rare volte per ritirare alcuni farmaci della madre, sempre accompagnata dai maschi di casa. I suoi familiari volevano evitare che facesse come la sorella maggiore, riuscita a scampare a un matrimonio combinato facendo una ‘fuga d’amore’ col fidanzato. Non si fidava di chiedere aiuto agli abitanti della zona, molti dei quali connazionali della sua famiglia.
Tuttavia, sebbene non avesse una scheda telefonica, aveva uno smartphone. E grazie a una connessione wi-fi sarebbe riuscita a contattare un coetaneo nella chat di un videogame per telefonini.
Venuto a conoscenza della storia, il ragazzo, residente in Sicilia, ha avvisato i suoi familiari, che a loro volta hanno contatto un centro antiviolenza di Firenze, facendo scattare le indagini, fino alla perquisizione, nell’agosto 2016: quando gli agenti della squadra mobile si presentarono a casa della ragazzina, lei chiese e ottenne di essere portata via e condotta in una struttura protetta. Solo pochi giorni dopo sarebbe dovuta andare in Francia per sposarsi.
Nei mesi successivi, fino all’arresto, il padre ha cercato di rintracciarla, minacciando anche di occupare gli uffici del Comune di Firenze che ha già attivato un provvedimento esecutivo di rilascio della casa popolare dove la famiglia vive. Nei giorni scorsi poi l‘arresto: la figlia ha detto di non volere più avere a che fare con lui.