Roberto Saviano cadavere, steso su una barella da obitorio, con tanto di cartellino di identificazione legato all’alluce, ripreso di scorcio dai piedi. E’ la foto shock del noto scrittore che Max pubblica in apertura del suo mensile in edicola venerdì. E’ ovviamente un un fotomontaggio elaborato con Photoshop, con un titolo altrettanto provocatorio: “Hanno ammazzato Saviano”. E una piccola didascalia che spiega: “Lo vorrebbero così senza vita, ridotto al silenzio. Ha molti nemici: i camorristi, Berlusconi, Fede, Borriello, Daniele Sepe… Ma la sua vita è già una condanna… La sua libertà e la nostra sono le sue parole”.
“Non ce l’abbiamo fatta più di sentir la gente attaccarlo”, spiega il direttore di Max Andrea Rossi. “La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le dichiarazioni di Marco Borriello”, dichiara Rossi al quotidiano La Stampa. Il giocatore del Milan aveva detto che Saviano aveva “Lucrato su Napoli e non c’era bisogno che scrivesse un libro per sapere cos’è la camorra”. Il mensile quindi con una provocazione cerca di difendere Saviano dai continui attacchi, peccato che il diretto interessato non è stato avvisato della foto-shock che Max avrebbe pubblicato e non si sa come l’abbia presa.
Sulla vicenda interviene anche “Repubblica” che in un articolo di mercoledì 23 giugno Benedetta Tobagi afferma che la scelta editoriale di Max si è superato “ogni limite, non solo di pietas, ma anche di buonsenso” e tutto questo, scrive la giornalista, è stato fatto “sulla pelle di un vivo” Roberto Saviano “un uomo di trent’anni, vivo, ma che da quattro vive penosamente sotto scorta, dunque assillato e accompagnato da un’ombra di morte”.
Secondo Repubblica quindi con la scusa “lo abbiamo fatto per Roberto”, il mensile ha voluto rubare un po’ di visibilità su un “autore che si muove con fatica per un sentiero sottile e impervio: cercare di utilizzare la sua enorme popolarità e il suo indubbio carisma, per veicolare i contenuti di Gomorra e dei suoi contributi successivi”.