VILLAFRANCA PADOVANA (PADOVA) – Un “ottimo insegnante cattolico considerato un pericolo dalla scuola laica, in realtà atea”, o un professore sollevato dall’incarico di commissario di maturità per le sue tesi negazioniste sull’Olocausto? La vicenda è quella di Franco Damiani, docente veneto di Villafranca Padovana. Per gli esami di Stato 2013 era stato nominato presidente di commissione al Liceo Curiel dell’Arcela (Padova), ma sarebbe poi stato trasferito d’urgenza prima a Montebellunae poi al Calvi di Padova. Secondo Damiani i trasferimenti sarebbero stati disposti per evitare che “un negazionista” facesse il presidente di commissione.
Il professore, scrive “Affari Italiani” citando “La Nuova Venezia”, fu già al centro di “polemiche, processi e interrogazioni parlamentari per le sue tesi negazioniste” nel 2000.
All’epoca, ricorda “Affari Italiani”, quando insegnava all’istituto turistico Gritti di Mestre (VE),
“cinque deputati dell’Ulivo presentarono un’interrogazione parlamentare sulle sue affermazioni negazioniste: l’allora ministro Tullio De Mauro spedì un ispettore, parte degli studenti protestarono contro di lui, l’altra parte lo difese. Attenzione perché Damiani ci tiene alle sue idee: nel 2004 due genitori che secondo lui l’hanno diffamato e accusato di negare l’Olocausto, vengono querelati dal professore. Risultato: cinque anni di attività della magistratura italiana per assolvere i due e dare torto a Damiani, nel 2005 trasferito a Camposampiero. E quattro commissioni d’esame presiedute in otto anni. Il 13 giugno scorso, dice “La Nuova Venezia” (ma Damiani contesta il fatto, visto che a Padova il 13 giugno è festa del Santo patrono, Sant’Antonio, e gli uffici sono chiusi), Damiani riceve la lettera di trasferimento per aver: “inopportunamente manifestato riflessioni e valutazioni sulla metodologia didattica adottata dalla scuola”. Che avrebbe detto il prof sulla sua pagina Facebook? Questo: “È tutto sbagliato, siamo nel regno dell’illecito, della falsità, della menzogna propinata ai giovani”. Prende carta e penna e alza la voce, scrivendo all’ufficio scolastico che lo ha trasferito: non si va a spiare il muro Facebook, dice in sostanza il prof, perché è uno spazio privato e uno nel proprio spazio privato fa e dice quello che vuole. E chiarisce: non ritratto nulla di quanto ha scritto. Motivo del contendere? Un laboratorio sui negazionismi a suo dire “fuori di ogni correttezza metodologica e contenutistica”.
Per Matteo Castagna, portavoce del circolo cattolico Triveneto “Christus Rex”, Damiani è
“vittima, per l’ennesima volta della follia liberticida e del politicamente corretto”. E ancora: “Un ottimo insegnante cattolico è evidentemente considerato un pericolo dalla scuola laica, in realtà atea, che non consente neppure di esprimere perplessità su una metodologia didattica. La dittatura stalinista nel mondo della scuola produce allievi ignoranti e privi di capacità critica”.
A chiarire se sia o no negazionista, se pensi che la Shoah ci sia stata o meno, con camere a gas e campi di concentramento vari, lo chiariscono alcune parole lasciate dallo stesso Damiani su Facebook e riportate da “Affari Italiani”:
qui non si trattava, come in realtà mai, di “Olocausto sì – Olocausto no” , chi lo afferma è buono e chi lo nega è cattivo. Questo è il modo volgare e infantile in cui pongono la questione gli ignoranti e i mestatori. (…) Al di là dell’interessato polverone la questione era in realtà molto più semplice e nello stesso tempo ben più profonda: come ha giustamente notato Matteo Castagna mi ero limitato a trovare ignobile che in una scuola pubblica si organizzasse un laboratorio intitolato pomposamente “Negazionismi: un problema storico e filosofico”, avente come unica relatrice la signora Valentina Pisanty che, a prescindere dalle competenze (di cui parlerò dopo), è un avversaria dichiarata del revisionismo olocaustico. La “menzogna” è presentare ai giovani come verità indiscutibile un’opinione di parte: e questo si continua da decenni a fare nella scuola”. Professore, viva la libertà di parola e, si capisce, di dibattito: ma la signora Sara Rosenbaum, nel 1945, scampò all’ultima gassazione di bambini avvenuta ad Auschwitz. Lo ha raccontato ad Avvenire nel 2009. Forse anche a lei qualche dubbio sull’Olocausto potrebbe venire.
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