ROMA – Gregorio de Falco. L’anti-Schettino senza comando: “Vittima di mobbing”. Quel “torni a bordo, cazzo!” lo aveva fatto conoscere come l’anti-Schettino: oggi, invece, per l’ufficiale della Marina Gregorio de Falco, messo a terra in un ufficio lontano da compiti operativi, è amareggiato al punto da considerarsi vittima di mobbing. L’uomo della telefonata al comandante fuggiasco la notte del dramma della Concordia, colui che restituì un pezzo d’orgoglio durante il naufragio di nave e onore marinaro, è stato assegnato, a 49 anni, al controllo di gestione e alle relazioni esterne, dopo che la Capitaneria di Livorno l’ha guidata praticamente come comandante. Sperava nell’ufficializzazione dell’incarico, è stato invece messo a terra, una specie di prepensionamento, sussurrano i tanti amici.
“Eseguirò gli ordini, ma sono convinto di essere vittima del mobbing. Dunque valuterò azioni legali. Il nuovo incarico che mi hanno assegnato cancella in un attimo dieci anni della mia vita e della mia professione. Ho lavorato in un’area operativa e, nell’ultimo anno, con funzioni di comando. È come se un insegnante, innamorato di didattica e pedagogia che ha dimostrato la propria competenza, venisse all’improvviso trasferito in un ufficio amministrativo”. (Marco Gasperetti, Corriere della Sera)
Azioni legali, mobbing, Schettino in cattedra e de Falco relegato ai margini: ma come si è arrivati a questo punto? La notte della Concordia non è l’unica spiegazione, anche se in molti ricordano come l’improvvisa popolarità abbia tolto il sorriso a più di un collega, specie ai piani alti. Il provvedimento è stato firmato dall’ammiraglio Ilarione Dell’Anna, all’epoca del naufragio comandante a Livorno prima di essere promosso e trasferito a Roma. Quella notte potrebbe essersi sentito scavalcato. Si sussurra, ancora, che de Falco abbia pestato troppi piedi.
Come quando, da comandante a Santa Margherita Ligure, aveva proibito alle navi da crociera (quasi un tormento del destino) di ormeggiare nell’area protetta di Portofino contro tutto e contro tutti e si mise in contrasto con il comandante della Capitaneria di Genova, Marco Brusco, poi comandante generale del corpo durante la sciagura della Concordia.
Qualcuno ricorda la convocazione al comando generale di Roma, quando de Falco pubblicamente s’espresse favorevolmente su una nuova inchiesta per chiarire la sciagura del Moby Prince. Altri rammentano la sua relazione negativa firmata a luglio sulla sicurezza a bordo del nuovo rigassificatore costruito a Livorno e la non convocazione alla seconda ispezione. «Lo fecero fuori anche quella volta», dice un commilitone con un sorriso amaro. (Marco Gasperetti, Corriere della Sera)
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