TARANTO – Per una presunta maxi evasione fiscale da 52 milioni di euro, che risale al 2007, il procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco ha chiesto il processo per il patron dell’Ilva Emilio Riva, per due ex dirigenti del gruppo e per un manager della filiale di Londra di Deutsche Bank. Secondo la ricostruzione dell’accusa, il colosso del settore metallurgico avrebbe indicato nella dichiarazione dei redditi elementi passivi fittizi per poter poi pagare meno tasse al fisco italiano.
Oltre a Emilio Riva, la richiesta di rinvio a giudizio riguarda Mario Turco Liveri e Agostino Alberti, in qualità rispettivamente di responsabile finanziario e componente del cda e responsabile fiscale del Gruppo e Angelo Mormina, managing director di Deutsche Bank Londra. Secondo la ricostruzione della Procura, attraverso una serie di contratti, tutti economicamente collegati tra di loro e sottoscritti, alcune società del gruppo e dell’istituto di credito tedesco, gli utili fatti dall’Ilva in Italia sarebbero stati trasferiti all’estero (senza intaccare quelli del gruppo) per sfruttare un regime fiscale più favorevole e, nel contempo, sarebbero state fatte figurare perdite in Italia per pagare meno tasse nel nostro Paese.
Il risparmio fiscale per il gruppo, grazie a queste operazioni datate 2007 ma inserite nella dichiarazione dei redditi del 2008, ha oltrepassato i 52 milioni. La presenza nell’Ilva di ”una sorta di governo aziendale occulto” è, invece, evidenziata dai giudici del tribunale del Riesame nel motivare il rigetto, deciso il 15 giugno scorso, del ricorso di Riva Fire, holding che controlla l’Ilva spa, e di Riva Forni Elettrici, contro il sequestro preventivo per equivalente di beni sino ad 8,1 miliardi di euro disposto dal gip Patrizia Todisco ed eseguito dalla Guardia di Finanza a partire dal 24 maggio.
Scopo dell’operazione di scissione da Riva Fire sarebbe stato quello di ”creare un nuovo organismo a cui dirottare beni, al fine di tutelarli da eventuali iniziative dell’autorità giudiziaria di carattere ablatorio”, che avrebbero svuotato il patrimonio della holding. Riva Fire e Riva Forni Elettrici parlano in una nota di ”illegittimità del provvedimento”, sostenendo che le motivazioni ”ricalcano un impianto accusatorio basato sulla pura presunzione di atti e eventi che, in assenza di un normale iter processuale, non trovano concreti riscontri”.
Infine, il gip Todisco si è riservato di decidere sulla istanza del commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Bondi, di svincolare le somme di denaro sequestrate dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta penale. Le vicende giudiziaria di Emilio Riva e dell’Ilva si incrociano con l’attivita’ parlamentare, legata alla conversione del decreto 61 del 4 giugno scorso con il quale il governo ha nominato commissario straordinario dell’Ilva l’ex amministratore delegato della stessa azienda, Enrico Bondi. Sono state apportate alcune modifiche dalle commissioni Ambiente e Attività produttive; il provvedimento dovrà poi passare alle commissioni Giustizia, Politiche europee, Affari sociali, Lavoro e Bilancio per i pareri di competenza.