Immigrazione, prima della Bossi-Fini c’era la Turco-Napolitano. Ecco cosa diceva

Immigrazione, prima della Bossi-Fini c'era la Turco-Napolitano. Ecco cosa diceva
I Centri di Accoglienza e Identificazione (Cie ex Ctp) furono in realtà istituiti con la Turco-Napolitano

ROMA – All’indomani dell’immane tragedia consumatasi al largo delle coste di Lampedusa, si accende il dibattito sull’immigrazione. Quello di Lampedusa però è solo l’ultimo episodio: sono anni che nel Mediterraneo è in atto una vera e propria strage. E le stragi di questo tipo avvenivano anche prima del 2002, anno di entrata in vigore della famigerata Bossi-Fini.

Prima del 2002 l’immigrazione in Italia portava il nome dell’ex senatrice Livia Turco e del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Lo stesso che oggi invoca un ripensamento delle norme sull’immigrazione: “Credo che una delle verifiche che vadano rapidamente fatte è quali norme di legge ci sono che fanno ostacolo ad una politica dell’accoglienza, degna del nostro Paese e rispondente a principi fondamentali di umanità e solidarietà”.

Ma cosa prevedeva l’immigrazione targata Napolitano? La legge 6 marzo 1998 n. 40, nota appunto come Legge Turco-Napolitano, si proponeva di favorire l’immigrazione regolare verso il nostro Paese, scoraggiando quella clandestina. Tutt’altro intento rispetto alla Bossi-Fini. Ma, non tutti sanno, che i tanto criticati Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) della Bossi-Fini, furono in realtà istituiti proprio con la Turco-Napolitano.

Si chiamavano Centri di Permanenza Temporanea (CPT) e servivano a trattenere tutte le persone approdate in Italia senza documento di identità per 30 giorni (la Bossi-Fini li ha raddoppiati a 60). Successivamente, se il clandestino non veniva identificato, era “sottoposto a provvedimenti di espulsione e o di respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera non immediatamente eseguibile” entro 15 giorni (solo 3 con la Bossi-Fini).

Nonostante la Bossi-Fini costituisca formalmente solo una modifica al Testo unico, che riprendeva l’impianto della Turco-Napolitano, essa vi introduce significative modifiche, da un lato rendendo più difficoltoso l’ingresso e il soggiorno regolare dello straniero e agevolandone l’allontanamento, dall’altro riformando in senso restrittivo la disciplina dell’asilo. Il meccanismo fondamentale di controllo dell’immigrazione rimane la politica dei flussi, quantificata annualmente dal governo mediante un decreto che fissa il numero di stranieri che possono fare ingresso in Italia per motivi di lavoro. Chiaro l’intento, peraltro ereditato dalla normativa precedente, di controllare il fenomeno attraverso la limitazione numerica degli ingressi imposta dall’autorità.

Per consultare il testo integrale della Turco-Napolitano, clicca qui.

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