Immigrazione, tunisini verso la Francia, Ventimiglia sotto assedio

VENTIMIGLIA – I treni diretti in Francia, ormai, sono vuoti. Di lì non si passa, ma i tunisini che a decine continuano ad arrivare a Ventimiglia non desistono e, a piedi, in taxi o sulle auto dei passeur, assediano la frontiera di Ponte San Ludovico, sul mare, e di Ponte San Luigi, a monte.

Alcuni ce la fanno, ma la maggior parte continua a sbattere contro il ‘muro’ alzato dai francesi. Una ”grave mancanza di solidarietà”, secondo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, mentre il sottosegretario Sonia Viale annuncia la realizzazione di un centro di accoglienza temporaneo.

Ventimiglia, 1.850 chilometri da Lampedusa, si prepara a far fronte agli arrivi dei tunisini. Ottanta ieri sera, duecento lunedì notte, e così via da settimane ormai. Una situazione ”insostenibile”, secondo il sindaco Gaetano Scullino. ”La città non può andare avanti in questo modo, da sola non può farcela”, dice seduto alla scrivania del suo ufficio, mentre in strada, alla spicciolata, passano gruppetti di stranieri.

Per stasera, 30 marzo, sarà finalmente pronto il corridoio della ex dogana francese, uno stanzone dove poter accogliere i clandestini che passano la notte in stazione. E’ una soluzione temporanea, in attesa che sia pronto il centro di accoglienza temporaneo annunciato dal governo. Sorgerà nel parco merci delle Ferrovie, all’interno della ex caserma dei vigili del fuoco, e sarà gestito dal volontariato.

Una risposta concreta alle attese delle autorità Locali e della cittadinanza, sostiene la sottosegretaria Viale. Ed anche il tentativo di garantire ”adeguate condizioni igienico sanitarie per tutti”.

Intanto, però, nel corso dell’incontro a Roma, la Regione Liguria è tornata a chiedere al governo di gestire i costi dell’emergenza. Il presidente Claudio Burlando, intanto, punta il dito contro la Francia: ”E’ ingiusto che mandi via gli immigrati – dice – ogni Paese europeo deve fare la sua parte, tra l’altro i tunisini sono francofoni”. Un’affinità che i tunisini arrivati fino a Ventimiglia, una manciata di chilometri dal confine, non fanno nulla per nascondere.

”Il mio futuro e lì, se non passo oggi lo farò domani”, promette Mohamed, piumino verde addosso e cappello con la visiera in testa, mentre a piedi si incammina verso la frontiera. Due suoi connazionali sfuggono al controllo della gendarmerie passando dagli scogli, ma sono due anziani francesi a passeggio che li notano e li fanno fermare. ”Ce l’avevamo quasi fatta”, commentano mentre gli agenti francesi li identificano e li rispediscono indietro.

Quattro di loro hanno addirittura rischiato la vita, stipati nel bagagliaio dell’auto di un passeur che è stato arrestato. Li ha salvati la polizia italiana, che si è accorta di loro e li ha liberati quando ormai non avevano più aria. ”Vogliamo andare in Francia, vogliamo una vita normale”, ripetono i tunisini alla frontiera. Anche a costo di morire.

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