CIRIE’ (TORINO) – “Mio figlio è un bravissimo ragazzo, ci metto la mano sul fuoco. Ma se è un terrorista lo ammazzo io“: lo ha detto Idajet Elezi, padre di Elvis, il giovane albanese arrestato il 25 marzo con l’accusa di essere un reclutatore di jihadisti per l’Isis.
Il giovane vive con i genitori in un piccolo appartamento nel centro di Cirié, in provincia di Torino. Le parole dei genitori sono state riportate da Erica Di Blasi su Repubblica Torino:
“Noi siamo musulmani – dice mamma Liliana – ma io chiedo aiuto alla Caritas perché mio marito è disoccupato da cinque mesi. All’Italia non possiamo fare altro che dire grazie”.
Idajet Elezi sostiene di non parlare più “da anni” con suo fratello Alban, arrestato a Tirana con l’accusa di essere tra gli organizzatori dei reclutamenti.
“Contro mio figlio – dice – le accuse sono assurde. Non lo abbiamo mai visto fare nulla di strano, neanche smanettare troppo al computer. Sono certo che lui non c’entri niente con questa storia. E anche noi. Siamo una famiglia povera, ma onesta”.
Elvis frequentava un istituto tecnico a Ciriè. “Sono basita – dice la preside, Maria Costantino – e ho la pelle d’oca. Proprio non me l’aspettavo. Elvis si era inserito perfettamente” all’interno della classe. E’ sempre stato un ragazzo volenteroso e non ha mai dato alcun tipo di problema dal punto di vista disciplinare, proprio non mi aspettavo che potesse avere simpatie per l’Isis, non ne ha mai dato alcun segnale”.
Secondo gli inquirenti, il ragazzo faceva il procacciatore via web di potenziali mujaheddin, mentre lo zio completava l’inserimento in gruppi combattenti grazie ai suoi “contatti diretti” con scenari di guerra come la Siria.