ROMA – Stefano Galli ha pagato 196.600 euro Corrado Paroli per una consulenza sulla “attività legislativa” in Regione Lombardia. Il consulente però non è esattamente un esperto, ma il genero, scrive il Corriere della Sera. Essere “genero di” non sempre è sinonimo di incompetenza ben retribuita, per carità. Ma il dubbio sorge quando il consulente ben pagato con soldi pubblici per “valutazione dell’attività legislativa attinente i rapporti tra Regione ed enti locali” oltre ad essere genero è un operaio ed ha la terza media.
Il dubbio si fa insistente poi se quel genero è sposato con la figlia di Galli, a cui i cittadini hanno pagato un matrimonio da ben 6mila euro. Solo uno sbaglio, affermava Galli mostrando i bilanci della Lega Nord finiti nel mirino degli inquirenti nell’ambito dell’indagine sui rimborsi spesa contestati ai consiglieri della Regione Lombardia. Uno sbaglio che insieme ad altri gli è costato un’accusa per peculato, nonostante Galli abbia prontamente restituito quanto “per errore” gli era stato rimborsato.
Il Corriere della Sera scrive:
“La Lega tiene famiglia. E alla famiglia tiene: ad esempio, al genero del capogruppo in Regione Lombardia. Che ha la terza media e fa l’operaio a 1.200/1.500 euro al mese. Ma che, a dispetto del profilo non proprio accademico, il gruppo consiliare della Lega Nord alla Regione Lombardia ha ritenuto di ricompensare con ben 196.600 euro lordi di soldi pubblici, affidandogli per 19 mesi una consulenza per la «valutazione dell’attività legislativa attinente i rapporti tra Regione ed enti locali con particolare attenzione alla provincia di Lecco a supporto dell’attività del consigliere Stefano Galli», che della Lega è appunto il capogruppo in Consiglio regionale”.
A portare gli inquirenti sulle tracce di questa consulenza al genero fu proprio il rimborso del pranzo di nozze della figlia. Fu allora che il nome di Paroli saltò agli occhi degli inquirenti, per quella consulenza sospetta, scrive il Corriere:
“Spulciando tra le spese del gruppo della Lega Nord, le Fiamme gialle si sono accorte che per 19 mesi, tra novembre 2009 e gennaio 2013, proprio Paroli, suo genero dal 2010, è stato consulente (da fine 2009 a 15 giorni fa) del capogruppo leghista Galli in Consiglio regionale.
Per cosa? Per collaborare «nello svolgimento dell’attività del consigliere Stefano Galli del gruppo della Lega Nord Padania come richiesto dal presidente del gruppo medesimo» nella «valutazione dell’attività legislativa attinente i rapporti tra Regione ed enti locali, con particolare attenzione alla provincia di Lecco a supporto dell’attività del consigliere Stefano Galli»”.
Un lavoro da meno di 20 ore al mese, dove il consulente non ha avuto vincoli né di orario, né di modalità di esecuzioni e luogo, come si evince dal contratto stipulato con il Consiglio regionale. Però i premi non sono mancati, scrive il Corriere della Sera:
“E a volte con qualche premio «tenuto conto della qualità e quantità di lavoro» del consulente, somme deliberate sempre dal Consiglio regionale con i soldi dei cittadini: un «compenso aggiuntivo» di 12.600 euro «esclusivamente per il mese di febbraio 2010», e di 20 mila euro «solo per il mese di dicembre 2012»”.
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