ROMA – Farmacisti, avvocati e ingegneri preparano su Facebook e Twitter la rivolta per le mancate liberalizzazioni. A scatenare l’ira dei farmacisti è stata la mancata liberalizzazione dei farmaci di fascia C, che ha lasciato a bocca asciutta le parafarmacie ormai pronte al salto.
Per gli avvocati invece la goccia che ha fatto traboccare il vaso è il contributo associativo di 4mila euro l’anno alla Cassa forense: un contributo che non tiene conto del reddito e non tutti potranno permettersi. Poi ci sono i tassisti e ancora i liberi professionisti e coloro che lavorano a partita Iva.
Tutti pronti a scendere in piazza per manifestare contro il governo, scrive Paolo Baroni su La Stampa, a partire proprio dalla liberalizzazione dei farmaci di fascia C su cui il governo ha fatto marcia indietro venerdì scorso:
“Non solo il governo, travolto dalle polemiche, ha rimesso nel cassetto questa proposta ma, di contro, ha aperto alle società di capitale la proprietà delle farmacie, col rischio che di qui a breve il settore sia in mano a pochi gruppi che si combattono a colpi di prezzi a tutto svantaggio di loro “piccoli”.
Per gli avvocati della Mga, la Mobilitazione generale degli avvocati, si tratta invece di dare sblocco ad una protesta cresciuta in maniera impressionante sui social network nel corso degli ultimi mesi e che a oggi ha raccolto quasi 17mila adesioni.
Ancora una volta Twitter e Facebook la fanno da padroni. #anchenoisiamofarmacisti #avanticonleliberalizzazioni, twittano da giorni i “giovani” farmacisti delle parafarmacie. Mentre la campagna dell’Mga, che contesta la richiesta della Cassa forense di versare un contributo associativo che arriva a quasi 4000 euro all’anno a prescindere dal reddito conseguito, pena la cancellazione dall’albo e l’impossibilità di esercitare la professione forense, è all’insegna dell’hastag #iononmicancello.
A loro fianco domani a Roma anche ingegneri, architetti e geometri del Comitato professioni tecniche, archivisti e tante altre professioni tecniche e collaboratori a partita Iva”.
Davide Giuseppe Gullotta, presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane, spiega che un’intera generazione di giovani è in rivolta:
“In Italia chi è professionista e cerca di farsi spazio puntando sul proprio lavoro trova sempre delle difficoltà, trova sempre una lobby che si mette di mezzo”. E ovviamente quello dei farmacisti è un caso-simbolo, su cui si discute da tempo. “Se non erediti una farmacia o non sei ricco non puoi fare il farmacista, al massimo puoi aprire una parafarmacia, ma senza aver la possibilità di dispensare la fetta più grossa dei prodotti. Oppure puoi andare a fare il collaboratore a 7 euro e venti l’ora, 1300 euro al mese, la stessa paga di un commesso, mentre in altri a paesi europei si va dai 3000 in su”.
Analoga la situazione dei giovani avvocati, che con redditi di 5mila euro annui costretti a pagare tasse da 4mila euro come se guadagnassero 38mila euro. Così tutti i giovani hanno unito le forze:
“Nelle ultime settimane farmacisti e avvocati hanno così deciso di unire gli sforzi. “Abbiamo deciso di costituire un movimento delle partite Iva e dei professionisti – spiega Gullotta -. Abbiamo raccolto un vastissimo consenso, tanto che in un primo momento dovevano manifestare davanti alla Cassa forense proprio perché volevamo lanciare un concetto di solidarietà tra le categorie professionali, io farmacista solidarizzo con te avvocato e viceversa, ma poi la Questura ci ha fatto spostare in piazza Cavour perché saremo tantissimi”.
Domani pomeriggio, dopo la manifestazione, è prevista una riunione di tutte le sigle nel corso della quale sarà formalizzata la nascita del nuovo “movimento”. “E’ tutto un divenire”, conclude il presidente della Fnpi. Che non esclude nemmeno la possibilità che il tutto si possa poi trasformare addirittura in un movimento politico”.
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