ROMA – E' da condannare per violenza privata, nei confronti dei figli minorenni, la mamma che, sostenendo di soffrire per il malessere della separazione dal marito, sfoga il suo ''disagio psichico'' con comportamenti aggressivi picchiando e facendo ''pressioni' sugli adolescenti ogni volta che vedono il padre o lo sentono al telefono. Lo sottolinea la Cassazione che ha deciso la riapertura del processo nei confronti di una madre calabrese assolta in primo e secondo grado dopo aver tenuto un simile comportamento.
La Suprema Corte – con la sentenza 5365 – ha, infatti, accolto il ricorso della Procura della Corte di Appello di Catanzaro contro il proscioglimento di Matilde P. dall'accusa di maltrattamenti e di violenza verso i suoi due figli. Ad avviso della Cassazione se in questo caso non si puo' parlare di maltrattamenti in quanto manca l'abitualita' della condotta vessatoria che si manifesta solo in occasione dei contatti con il padre, sussiste senz'altro, e a ''pieno titolo'', l'accusa di violenza privata. Ora la mamma aggressiva, una signora di 47 anni di Rende che ha mal digerito la ''disgregazione familiare'', tornera' ad essere processata dalla Corte di Appello di Catanzato. Proprio per la grave conflittualita' che caratterizzava i rapporti tra Matilde e i suoi figli, la figlia adolescente era stata affidata al padre e il diritto di visita della madre era stato autorizzato solo in ambienti sicuri.
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