ROMA – (ANSA). Sara Di Pietrantonio è stata bruciata viva e il suo ex fidanzato ha confessato: la studentessa di 22 anni è stata trovata all’alba di ieri semi carbonizzata nei pressi della sua auto in fiamme, in via della Magliana, alla periferia di Roma. Il fermato si chiama Vincenzo Paduano e ha 27 anni. Sulla vicenda indaga la Squadra mobile di Roma. Il ragazzo, scrive l’Ansa, avrebbe confessato dopo un interrogatorio durato parecchie ore. L’altro dettaglio straziante emerso oggi è che la ragazza è stata bruciata viva (e quindi non sarebbe morta per strangolamento, come ipotizzato in un primo momento).
Vincenzo l’avrebbe aspettata sotto casa del nuovo ragazzo e poi, quanto ha visto che arrivava, si è allontanato conoscendo la strada che avrebbe fatto. Su via della Magliana quando lei lo ha superata l’avrebbe raggiunta e stretta costringendola ad accostarsi. Dopo una lite avrebbe cosparso l’auto di alcol e anche lei. L’ex ragazzo l’avrebbe inseguita a piedi e data alle fiamme quando era ancora viva mentre la ragazza chiedeva disperatamente aiuto. E’ quanto hanno ricostruito gli inquirenti dell’omicidio della studentessa alla periferia di Roma. A quanto reso noto, dopo una lite in macchina, Vincenzo Paduano avrebbe cosparso di alcol l’auto e anche Sara che però è scesa dalla vettura per mettersi in salvo. Ma lui l’ha raggiunta e le ha dato fuoco.
Investigatori e inquirenti sono andati giù pesanti anche con l’indifferenza dei passanti: “Se qualcuno si fosse fermato Sara sarebbe ancora viva”. Così il sostituto procuratore di Roma Maria Monteleone nel corso della conferenza stampa sul fermo Vincenzo Paduano. “Ci vuole coraggio da parte dei cittadini, da parte di chi passa e vede qualcuno in difficoltà, una telefonata al 113 è gratis: se si vedono cose strane è dovere chiamare forze ordine”, ha aggiunto il capo della squadra mobile di Roma, Luigi Silipo.
“Alcune persone sono passate in auto mentre Sara chiedeva aiuto ma non si sono fermate”, ha aggiunto Maria Monteleone. Dalle indagini è emerso anche che Paduano dopo l’omicidio è tornato al lavoro.
Secondo l’accusa Vincenzo (o chiunque abbia ammazzato Sara) avrebbe prima strangolato o tentato di strangolare Sara e poi avrebbe dato alle fiamme la macchina con la ragazza dentro per cancellare le tracce.
La vicenda aveva avuto inizio all’alba di domenica 29 maggio 2016, quando il corpo della ragazza, Sara Di Pietrantonio, 22 anni, semicarbonizzato, è stato trovato nei pressi di un’auto data alle fiamme nella notte tra sabato e domenica 29 maggio alla periferia di Roma, in via della Magliana.
A quanto riferito dai pompieri, il corpo semi carbonizzato era dietro a un cespuglio. L’auto è una Toyota intestata alla madre, con la quale la ragazza sarebbe stata al telefono un’ora prima di morire. “Sto tornando a casa” le aveva detto. Ma non è più rientrata.
Secondo quanto si è appreso, la mamma della ragazza le avrebbe telefonato intorno alle 3 per sapere dov’era. Sulla vicenda sono in corso indagini della polizia.
La procura di Roma ha avviato un’inchiesta e procede per omicidio volontario. Gli accertamenti sono coordinati dal procuratore aggiunto Maria Monteleone. Tra le ipotesi prese in esame dagli inquirenti c’è anche quella del femminicidio. Nell’inchiesta aperta dalla procura di Roma al momento non ci sono indagati. Ma le zie di Sara hanno rivelato un dettaglio forse non di poco conto: “Si era lasciata con il ragazzo da un paio di giorni. Non lo conoscevamo benissimo ma ci sembrava un bravo giovane”.
“Ieri sera è uscita con un’amica – aggiungono – e ha mandato, come di consuetudine, un messaggio alla madre quando aveva riaccompagnato la sua amica a casa, non abbiamo idea di quello che sia accaduto. Ci auguriamo si tratti di un incidente”.
Sara abitava in una palazzina di proprietà della sua famiglia, poco distante dal luogo in cui è stata ritrovata morta. Studiava economia all’Università di Roma Tre ed era figlia unica.
A ritrovare il suo corpo ancora in fiamme sarebbe stata la madre. A raccontarlo sono sempre le zie. La donna dopo aver ricevuto un messaggio dalla ragazza e non vedendola tornare ha chiesto allo zio di Sara di accompagnarla a cercare la figlia. Dopo aver trovato l’auto in fiamme la donna si è avvicinata ad un altro focolaio: proprio lì c’era Sara, a terra con le braccia allargate e la camicetta sbottonata, semi carbonizzata.