CORSICO – Un camionista rumeno è stato arrestato a Corsico in provincia di Milano, con l’accusa di aver trasportato tre ragazzini afghani di 17 anni. I giovani, “smagriti e con lo sguardo smarrito” per i disagi patiti durante il viaggio della speranza che da casa li ha portati in Italia, erano nascosti tra il carico da circa 20 ore e sono stati soccorsi dai militari della Stazione Carabinieri di Corsico dopo averli trovati. La versione dei fatti è stata subito contestata dal camionista, Danau Dorel, perché sosteneva di non aver assistito al carico della merce sul tir e quindi di non poter essersi accorto di portare a bordo gli “ospiti”. Infatti dopo due mesi l’uomo è stato scarcerato.
L’autoarticolato in cui erano nascosti i migranti, era in sosta all’interno di un’area di scarico merci. L’autista era stato accusato del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con l’aggravante di aver esposto i tre giovani al rischio della morte, di averli sottoposti ad un trattamento inumano e degradante per trarne profitto.
Gli accertamenti condotti dai Carabinieri hanno documentato che i tre minorenni avevano pagato circa 5mila dollari a testa per essere condotti in Italia. L’autista è stato portato nel carcere di “San Vittore”.
Ma, sottolineano gli avvocati di Danau che hanno subito presentato istanza di scarcerazione, i cittadini extracomunitari hanno dichiarato – sin dall’inizio – di essere stati invitati a salire sul tir da un soggetto che non riconoscevano nel sig. Danau, e di avere come destinazione (promessa dal trafficante) la Germania.
Le stranezze, proseguono gli avvocati, erano evidenti, peraltro, il signor Danau, già in sede di convalida dell’arresto, dichiarava di aver effettuato personalmente la chiamata al 112.
L’avvocato Antonio Vallone, che insieme a Claudiu Craciun difende Danae, ha così commentato:
“Finalmente è finito l’incubo del sig. Danau, soggetto assolutamente incensurato, arrestato e sottoposto alla custodia in carcere per oltre due mesi con l’accusa di aver trafficato essere umani, sottoponendoli a condizioni degradanti. Lascia perplessi che gli stessi elementi che hanno indotto i carabinieri a procedere all’arresto del sig. Danau, due mesi dopo, hanno permesso al pubblico ministero di chiedere la sua scarcerazione. Probabilmente, un esame più approfondito degli elementi iniziali avrebbe portato i magistrati ad adottare misure diverse e valutare attentamente le dichiarazioni, allo stato non suffragate da alcun riscontro, di un soggetto senegalese presente nel piazzale dell’IKEA, il quale era stato avvicinato proprio dal Danau per consentirgli di parlare al telefono (del Danau) con le forze dell’ordine per permettere un veloce intervento. Non è stato facile per l’indagato sopportare questa pesante accusa e, soprattutto, dichiararsi innocente mentre si trovava ristretto in una cella del carcere San Vittore, lontano dagli affetti più cari. Meglio tardi che mai…”.