Ministero Istruzione, sul sito traccie con la “i”. Non per caso, è l’ortografia…giovane

Ministero Istruzione, sul sito traccie con la "i". Non per caso, è l'ortografia...giovane
Ministero Istruzione, sul sito traccie con la “i”. Non per caso, è l’ortografia…giovane

ROMA – Ministero Istruzione e pure Università come è racchiuso nella sigla Miur. Insomma il Ministero della scuola, di ogni tipo e grado di scuola. Dalle elementari (ma non si chiamano più così) fino alla laurea, tutto il percorso formativo dell’istruzione appunto. Sul sito del Ministero dell’Istruzione e pure dell’Università, in occasione dell’imminente esame di maturità, è comparsa un’istruttiva immagine.

Vi si legge appunto Ministero Istruzione e Università a mo’ di intestazione e subito a mo’ di titolo sotto la parola “traccie”. Sì, proprio traccie con la “i”. Errore marchiano, evidente, solare, gigantesco. Roba che…neanche le basi del mestiere. Quella “i” di troppo in un plurale è una patacca di sugo sulla camicia del Ministero, un buco nel retro dei pantaloni dell’istituzione…

Tanto che il Miur prova a correre ai ripari (si fa per dire) con scuse dello spessore della carta velina. Fanno sapere dall’Istruzione e Università che non sono stati loro, è stata non meglio precisata “società informatica”. Una scusa come quella che si porta al prof o alla prof alle scuole medie quando ci si scusa per non aver studiato perché…il gatto ha vomitato.

Anche fosse, non si vede perché una società informatica detenga la natura di analfabeta. E non si vede perché quelli del Miur detengano la licenza di non vedere neanche il loro sito. Provando a mettere la “pezza” dell’errore della “società informatica” al Ministero si confessano, a loro insaputa ovviamente, sommamente distratti, dormienti, diciamo…poco facenti.

Patetica poi la scusa dell’errore “di battitura”. Dunque la “i” in più sarebbe finita nel plurale di traccia per l’azione di inconsapevole polpastrello che sulla tastiera ha battuto una volta in più. Guarda caso, ha battuto una “i”, proprio come sarebbe capitato a chi non ha imparato a scrivere correttamente. Invece di questo “rammendo peggiore del buco” al Ministero avrebbero fatto meglio, molto meglio a scusarsi e basta e magari un po’ di ironia, del tipo: abbiamo abbondato, come Totò e Peppino nella lettera…

Ma non c’è ironia e non c’è stato purtroppo l’incidente di una “battuta” sbagliata del polpastrello sulla tastiera. Quel traccie non è un caso, è un esempio. Un tipico esempio di una ortografia…giovane. L’ortografia e la grammatica sono nella maggior parte delle scuole elementari considerate dal corpo docente come “ausili”, contorni, optional della formazione del bambino/a. E così prosegue nelle medie.

Al liceo o scuola superiore la tendenza si accentua e sostanzialmente non vi è più nulla da fare. Grammatica e ortografia sono in tutto il ciclo scolastico di fatto opzioni soggettive dell’individuo e se ne ignora o bypassa l’oggettività. La televisione, il linguaggio televisivo contribuiscono, confermano, raddoppiano il fenomeno. Grammatica e ortografia corrette sopravvivono nei libri, ma chi li legge i libri?

Quindi non è un caso quel “traccie” con la i. Fa parte di una neo lingua scritta che è poi quella della metà dei prof precari aspiranti alla cattedra che agli esami del relativo concorso non ce la fanno, non sanno scrivere in italiano “antico”. Loro parlano la lingua dei pomeriggi di Canale 5 e Rai1 e dei talk-show serali di Rai3 e Rete4, la lingua che unifica le frasi senza senso dei politici, dei vip, della “gente”. Una lingua che ha una ortografia giovane e creativa, insomma ognuno più o meno come gli pare e in quel momento gli viene.

E poi, che sarà mai una “i” in più o meno? Un tempo verbale corretto o masticato, un condizionale al posto del congiuntivo o viceversa, un doppio inciampo sulla doppia negazione, aggettivi usati come avverbi e il contrario? E che saranno mai? Piccoli errori da farci una risata sopra. In fondo la struttura e la forma di una lingua non sono altro che…le viti e i bulloni che reggono il pensiero. Sono smontati e allentati, ci facciamo una risata?

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