REGGIO CALABRIA – C’è un paese in Calabria, Monasterace (Reggio Calabria), che è rimasto senza sindaco “causa ‘ndrangheta”: quello che c’era, Maria Carmela Lanzetta, dopo un anno di sforzi per il paese e di ritorsioni subite non ce la fa più e ha deciso di mollare perché, dice, “non si può combattere contro la ‘ndrangheta”. La sua scelta è diventata quasi una “sindrome” tanto che anche il deputato Pdl Guido Crosetto dice: “Io in Calabria non ci vado più, non so chi posso trovarmi accanto…”.
“Mi hanno distrutto l’anima – afferma desoltata – non posso continuare a combattere a mani nude. Mollo perché non sono nelle condizioni di svolgere la mia funzione di primo cittadino. Non solo e non tanto per le minacce e le intimidazioni, ma perché non ho gli strumenti per realizzare ciò che avevo in mente. Lascio perché solo così posso difendere la gente perbene”.
La decisione è arrivata dopo l’ultima intimidazione: colpi di pistola contro la sua auto e contro la serranda della farmacia di famiglia. Una minaccia di chiaro stampo mafioso che arriva dopo solo nove mesi dall’altra: la farmacia distrutta dalle fiamme e la famiglia scampata solo per un pelo al fuoco e al fumo.
Minacce, ritorsioni – racconta lei – arrivate solo perché Lanzetta tentava di introdurre nel paese semplici regole di civiltà, come pagare l’acqua pubblica. Racconta alla ‘Stampa’: “Per anni a Monasterace in pochi hanno pagato le bollette dell’acqua. Da alcuni giorni, dopo mesi di solleciti, avvisi pubblici e manifesti in strada, insieme alla Giunta abbiamo deciso di interrompere l’erogazione per tutti i morosi. Ma io – incalza Lanzetta – devo difendere il pensionato monoreddito che paga puntualmente e non occultare gli abusi”.
D’altronde il sindaco Lanzetta non è l’unica ad arrivare alla triste conclusione che in Calabria non si possa combattere contro la ‘ndrangheta. Ad arrivare a conclusioni simili, seppure da posizioni differenti, è il deputato del Pdl ed ex sottosegretario Guido Crosetto che durante un talk show su RaiUno ha detto: “Io non vado più in Calabria ai convegni. Non so chi mi possa trovare accanto…”. Un quadro desolante e inquietante: “Il problema è che il 95% dei calabresi è fatto da gente perbene. Ma quel 5% controlla quasi tutta la Calabria. Non c’è un chilo di cemento, un centimetro d’asfalto, un camion che non venga intercettato dalla ’ndrangheta…”.
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