Mose, pm: “Roberto Meneguzzo (finanziere) ponte tra Venezia e Marco Milanese”

"Mose, Roberto Meneguzzo tramite Venezia-Roma": Il Messaggero
“Mose, Roberto Meneguzzo tramite Venezia-Roma”: Il Messaggero

VENEZIA – C’è anche Roberto Meneguzzo tra gli arrestati del 4 giugno per lo scandalo tangenti sugli appalti del Mose a Venezia. Meneguzzo che, ricorda Alberto Francesconi sul Messaggero, è il fondatore della Palladio Finanziaria ed è accusato di corruzione e rivelazione di atti coperti dal segreto d’ufficio. Proprio Meneguzzo, secondo gli inquirenti, avrebbe fatto da tramite tra il Consorzio Venezia Nuova, che si occupava dei lavori, e Marco Milanese, ex braccio destro dell’allora ministro Giulio Tremonti, che lo aiutò a sbloccare i finanziamenti pubblici al Mose.

Francesconi sul Messaggero scrive:

“Il trait d’union fra Venezia e Roma, fra il Consorzio Venezia Nuova e il Palazzo, passava per Vicenza. Ovvero per Roberto Meneguzzo, 58 anni, fondatore della Palladio Finanziaria, spettatore interessato dei progetti in via di realizzazione al Lido ma soprattutto ben ammanicato nei salotti e negli uffici che contano”.

Ora Meneguzzo si trova in carcere a La Spezia e le accuse sono di corruzione e rivelazione di atti coperti da segreto d’ufficio:

“Sarebbe stato Meneguzzo, consulente del Consorzio Venezia Nuova fin dal 2009, a fungere da tramite per «agganciare», per conto di Giovanni Mazzacurati e del Consorzio Venezia Nuova, Marco Milanese, l’ex braccio destro del ministro Giulio Tremonti. A suggerire a Mazzacurati il nome del finanziere vicentino sarebbe stata l’europarlamentare Lia Sartori (Forza Italia). Il fine era sbloccare in sede di governo un finanziamento da 400 milioni destinato al Mose. Le intercettazioni – siamo nella primavera del 2010 – sembrano provare una fitta serie di contatti fra il Consorzio e il finanziere, e fra quest’ultimo e Milanese al fine di condurre in porto lo sblocco dei finanziamenti. Per il quale, naturalmente, Meneguzzo avrebbe avuto il suo tornaconto economico quale mediatore”.

Ottenuto il finanziamento, la figura di Meneguzzo torna nel 2010, quando a inizio estate si prospetta una verifica fiscale del Consorzio:

“Questa volta con un compito forse più delicato e complesso: cercare di conoscere quale esito avessero avuto i controlli. Per questo si era deciso di puntare in alto, ovvero al generale (in pensione) della Guardia di finanza Emilio Spaziante. Un favore, anche in questo caso, che sarebbe stato ricompensato lautamente sia all’ufficiale che all’intermediario, il quale avrebbe ottenuto un compenso di circa 2 milioni di euro da riconoscere alla sua Palladio Finanziaria”.

Il ruolo di Meneguzzo, scrive il Messaggero, non finisce qui:

“D’altro canto, colui che viene considerato il crocevia dell’alta finanza veneta è anche il fondatore di quella che i giornali finanziari hanno battezzato la Mediobanca del Nord Est, appunto la Palladio Finanziaria, attraverso la quale Meneguzzo ha tentato di dare voce al mondo degli imprenditori veneti con investimenti importanti come quello nelle Generali (il 2,2%). Fino al tentativo di scalata della FondiariaSai – andato a vuoto per la scesa in campo del Gruppo Unipol – compiuto insieme al banchiere Matteo Arpe. Peraltro, negli ambienti finanziari milanesi c’è chi è pronto a giurare che il periodo buio di Meneguzzo inizia proprio con quel tentativo di scalata attuato un paio d’anni fa incurante del fatto che Piazzetta Cuccia aveva scelto Unipol per l’aggregazione. Pensare che proprio dopo un affare con Mediobanca, negli ani Ottanta, era partito alla conquista del Nord-Est”.

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