BOLOGNA – Un microchip in tasca, al collo o al polso per controllare dove si trovano i dipendenti che lavorano all’autogrill. Un dispositivo che entra in funzione dopo appena 90 secondi. Dovrebbe segnalare il dipendente fermo in terra in caso di rapina, ma si attiva anche semplicemente quando si va in bagno. Il moderno “Grande Fratello” è MyChef, la catena di bar e ristoranti francese che si trova in aeroporti, autostrade e stazioni. Se il barista o il cassiere si allontana dal luogo di lavoro, il microchip invia un segnale satellitare ad un centrale operativa collegata alla sicurezza. Il controllo Gps ha scatenato le polemiche di dipendenti e sindacati: “Un modo per controllarli, è una cosa gravissima”. Ma MyChef replica: “Lo facciamo per la sicurezza dei lavoratori”.
Testimoni del nuovo sistema di sicurezza sono i dipendenti dell’area di servizio di Bologna “Pioppa Ovest”, che intervistati da Repubblica parlano del proprio “braccialetto elettronico”:
“Questa struttura è molto grande e l’azienda vuole risparmiare sul personale, così la notte siamo solo in due. Il microchip che indossiamo rileva la nostra posizione ed è attivo fino alle 6 di mattina. Se rimango sdraiata per più di 90 secondi, ad esempio in caso di rapina, viene inviato un segnale alla centrale operativa, che interviene”.
Una questione di sicurezza, continua a ripetere l’azienda, che è stato pensato per il bene dei lavoratori. Una spiegazione che non ha convinto tutti, spiega Repubblica:
“Questo aggeggio suona anche se io sono ferma dietro al bancone per un paio di minuti, in piedi. In quel caso la centrale chiama per chiederti se va tutto bene. Basta stare alla cassa: se in fila ci sono molte persone e io sono ferma, dopo un po’ suona l’allarme”. E alcuni casi, continua la cassiera, sono persino imbarazzanti: “A una mia collega è successo di andare in bagno: il microchip ha cominciato a suonare. Ci sentiamo controllati ma di certo non più sicuri. E non abbiamo firmato alcuna liberatoria”.
Sergio Castelli, amministratore delegato di MyChef, spiega che il braccialetto è costruito dalla ditta Micrologic di Verbania e il funzionamento è simile al “sistema salva-vita”:
“Si attiva solo se il lavoratore schiaccia il pulsante oppure se rimane fermo per 90 secondi sdraiato per terra, come quando è in atto una rapina. Lo abbiamo scelto perché nell’ultimo anno e mezzo nelle nostre aree di servizio di rapine ne abbiamo avute ben sette, di cui una proprio alla Pioppa, dove abbiamo deciso poco più di un mese fa di avviare un test di un anno con questo sistema. Tra un anno valuteremo costi e benefici. E, soprattutto i lavoratori hanno firmato, hanno ricevuto le istruzioni e abbiamo le firme del medico competente e del rappresentante della sicurezza. L’abbiamo fatto per loro”.
Malgara Cappelli, del sindacato Fisascat- Cisl, non si lascia convincere da Castelli e accusa:
“È un fatto gravissimo: l’azienda ha in organico un lavoratore in meno e mette in atto un sistema di videosorveglianza a distanza che non può essere utilizzato senza un accordo sindacale”:
Il dispositivo poi, spiega Fabio Fois di Cgil a Repubblica, non risolve i problemi in caso di rapina:
“È troppo pericoloso lasciare da soli i dipendenti, specie se sono donne. E quel dispositivo non garantisce un intervento tempestivo in caso di pericolo”.
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