MILANO – Aumentano i casi di discriminazione nel nostro Paese: nei primi 10 mesi del 2011 quelli segnalati sono stati più del 30% rispetto all’anno prima. Gli ultimi episodi sono recentissimi. A Lecce, una settimana fa, un venditore di rose 41enne originario del Bangladesh è stato preso a calci, pugni e schiaffi da quattro aggressori ed è stato poi abbandonato a terra in un mare di sangue.
A Bari, qualche giorno prima, un altro uomo di 38 anni sempre originario del Bangladesh, è stato aggredito mentre percorreva le vie più animate del centro: la sua insistenza nel vendere le rose non deve essere piaciuta a quattro ragazzi, due donne e due uomini, che lo hanno raggiunto fuori dal locale e lo hanno picchiato con un catenaccio di ferro. A metà ottobre, invece, è stata la volta di Palermo, dove due ragazzi dello Sri Lanka sono stati ridotti in condizioni gravissime da un gruppetto di italiani. Episodi di cronaca quasi quotidiana, purtroppo, tragici nella loro brutalità e accomunati da un unico comune denominatore: il razzismo.
Che sia per il colore della pelle, per il sesso, per l’orientamento sessuale o per qualsiasi altra caratteristica, la violenza contro chi è diverso è un fenomeno che non accenna a sparire nel nostro Paese. Una realtà che viene spesso sottodimensionata in Italia, ma che stando ai numeri dell’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, non vuole diminuire. Solo nei primi 10 mesi del 2011, infatti, i casi di discriminazione registrati al numero verde istituito dall’ente sono stati 859, in crescita del 30% rispetto allo stesso periodo del 2010. Inoltre, hanno registrato trend preoccupanti anche le aggressioni o i tentativi di violenza, saliti a 51 contro i 37 dei primi 10 mesi del 2010, dove in tutto l’anno ne sono stati segnalati 47.
Da un punto di vista geografico, il triste primato va all’Italia Centrale, con quasi un terzo dei casi totali (31%), seguita da Nord Est, con poco più di un quarto (25,3%), e da Nord Ovest (24,9%). Le regioni a maglia nera sono Lazio, Lombardia e Veneto, che da sole totalizzano quasi la metà di tutti gli atti razzisti compiuti in Italia da gennaio ad ottobre 2011. Per quanto riguarda l’ambito in cui si è consumata la discriminazione, il podio è occupato da quello lavorativo, con il 20,7%, seguito dalla vita pubblica con il 17,6%, e dai mass media con il 17%: un dato preoccupante, che evidenzia come anche televisioni, Internet e giornali contribuiscano negativamente a rendere questo fenomeno così diffuso.
Inoltre, il 12,2% è stato discriminato durante l’erogazione di servizi da parte di un ente pubblico, evidenziando così preoccupanti fenomeni di ‘razzismo istituzionale’. Cambia anche il “genere” delle vittime: rispetto al 2010, quando le vittime erano maschi per il 57% e donne per il 43%, nel 2011 si registra un’inversione di tendenza. Le donne sono infatti le più colpite, con il 52,8%, un cambiamento in parte dovuto alla forte campagna realizzata nei mesi scorsi per far emergere e denunciare il più possibile i casi di discriminazione subiti dalle donne. L’aumento delle segnalazioni, infatti, è correlato in maniera diretta alle numerose campagne informative svolte dalle diverse associazioni, Unar in testa, per promuovere una maggiore consapevolezza del servizio e per spingere le “vittime” a denunciare episodi discriminanti.