Ospedale Idi di Roma, buco di 244 mln €. “Fatture doppie dalla Regione Lazio”

Proteste all’ospedale Idi di Roma (Foto LaPresse)

ROMA – 244 milioni di euro: a tanto ammonta il buco finanziario dell’Idi, l’Istituto dermopatico dell’Immacolata di Roma (istituto religioso di proprietà della Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione) secondo quanto scrive Sergio Rizzo sul Corriere della sera. Conti in rosso su cui da mesi indaga la magistratura causati da fatture riscosse due volte dalla Regione e che ora i creditori vanno a chiedere proprio alla Pisana. Rischiando di allargare il già amplissimo buco nei conti della sanità laziale.

Molte fatture – scrive Rizzo sul Corsera – per almeno 110 milioni, venivano pagate due volte: la Regione le pagava all’Idi, istituto religioso di proprietà della Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione convenzionato con il servizio sanitario nazionale, e l’Idi le scontava ugualmente, facendosi dare altri soldi, presso banche o società di factoring. Le quali adesso battono cassa alla Regione. E non vogliono soltanto quei 110 milioni. Ma anche i 51 di «fatture non riferibili a prestazioni sanitarie, contestate dalla Asl» (lo dice Bondi), che l’Idi ha comunque scontato. Oltre agli 83 relativi invece a «prestazioni non riconoscibili», sempre anticipati dalle stesse banche. Totale: 244 milioni.

Sempre secondo quanto scrive Rizzo, la giunta Polverini sapeva tutto, o almeno aveva sentori di quello che stava succedendo. Edoardo Polacco, direttore amministrativo della Asl Roma E che gestisce i rapporti con l’Idi, mise a verbale in un’audizione nella commissione d’Inchiesta sul servizio sanitario nazionale, queste parole: “In quest’ultimo anno ho visto una serie di documenti amministrativi inviati alla Regione Lazio in cui si informava la Regione Lazio pedissequamente, numerose volte, che stava pagando somme assolutamente superiori, non dovute. Mi sono passate tra le mani moltissime comunicazioni di questo genere da parte degli uffici e ho la certezza che la Regione Lazio non ha risposto neanche una volta a tali comunicazioni. Erano somme non dovute e soprattutto già cedute. In alcuni casi, come ho comunicato personalmente alla Regione Lazio, erano crediti ceduti due volte”.

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