PALERMO – Una tragedia nella tragedia: il figlio di Rosi Bonanno, la giovane donna di Palermo uccisa dal suo ex convivente, non solo ha assistito all’assassinio della madre, ma adesso rischia anche di finire in adozione. I nonni materni sono “troppo vecchi e troppo poveri” per i limiti di età e di reddito stabiliti dalla legge italiana.
Il piccolo, che avrebbe compiuto due anni il 12 luglio, ora non mangia, non beve, non parla, racconta Laura Anello sulla Stampa. Solo due giorni fa ha vegliato sul corpo della madre massacrato da quindici coltellate. Poi è arrivato il nonno, da cui lui e Rosi si erano rifugiati per sfuggire alle minacce di Benedetto Conti, ex compagno di Rosi. Ha trovato il nipotino seduto sul divano, immobile e in silenzio, ma con gli occhi pieni di lacrime.
Conti poi ha confessato. “Volevo soltanto parlare, poi ho afferrato un coltello dalla cucina e ho colpito”, ha provato a giustificarsi. Anche se di colpi non ne ha dato certo solo uno.
“Se Rosi non voleva avere rapporti con lui, Benedetto l’afferrava, la legava e la violentava, ha raccontato una zia della giovane alla Stampa. Rosi però si difendeva e se le davano a vicenda”.
Adesso il piccolo figlio di Rosi è stato affidato ai servizi sociali. E per lui potrebbe iniziare un altro periodo difficilissimo, quasi quanto le continue violenze sopportate negli anni dalla madre.
Anello sulla Stampa, infatti, scrive che
Il bambino dovrà abbandonare presto l’appartamento dei nonni dove da gennaio scorso si era trasferito con la madre, il teatro della tragedia. Sarà affidato a una casa famiglia, nell’attesa di essere dato in adozione. Troppo vecchi e troppo poveri i genitori di Rosi per potere diventare mamma e papà. La legge stabilisce un limite di età e un reddito minimo. Un’altra ragione di disperazione per la nonna, Teresa Matassa, che dopo avere perso la figlia, perderà anche il suo nipotino. “Sei volte l’aveva denunciato per stalking, non è servito a niente”, ripete come una litania. E poco conta che la Procura di esposti ne abbia in mano due e che gli altri quattro fossero stati probabilmente ritirati da Rosi come segno di fiducia verso quell’uomo di 15 anni più anziano di lei, con precedenti per rapina, eternamente disoccupato. Sgomente anche le assistenti sociali del Comune di Palermo. “Abbiamo fatto tutto il possibile, abbiamo persino chiesto il trasferimento della donna e del figlio in una casa protetta”, spiega la dirigente dei Servizi sociali, Cinzia Mantegna. Appelli ai quali non era ancora seguito un provvedimento del Tribunale dei minorenni.
Adesso è troppo tardi. Restano il pianto e l’indignazione per una strage che non sembra fermarsi. Quattro delitti contro donne a Palermo negli ultimi nove mesi. “Non contate sul nostro silenzio, ma solo sulla nostra rabbia. Rosi vive nelle nostre lotte”, si legge negli striscioni piazzati al centro e in periferia dal collettivo Anillo de Fuego.
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