Papa Francesco: “Sì sacramenti a risposati basta esclusioni”

Papa Francesco: "Sì sacramenti a risposati, basta esclusioni"
Papa Francesco: “Sì sacramenti a risposati, basta esclusioni”

CITTA’ DEL VATICANO – “Possibile superare le esclusioni”. Quattro parole con cui Papa Francesco annuncia quello che potrebbe essere un terremoto nella Chiesa Cattolica: la concessione dei sacramenti ai risposati. Perché dice il Papa “ai divorziati che vivono una nuova unione è importante far sentire che sono parte della Chiesa, che non sono scomunicati”.

Ma come osserva su La Stampa Andrea Tornielli, quella sulla Comunione ai risposati è solo la piccola parte di una ampia presa di posizione del Papa che in una sola esortazione sintetizza le conclusioni di due sinodi e di fatto scrive una sorta di nuova “Costituzione” per famiglie. Spiega Tornielli:

Nove capitoli per un documento di 264 pagine, lungo e complesso: «Amoris laetitia», la «gioia dell’amore» è l’esortazione con la quale Francesco conclude il percorso dei due Sinodi dedicati famiglia. Il primo capitolo offre la base di citazioni bibliche, il secondo traccia un quadro della situazione, il terzo parla della vocazione della famiglia. Due capitoli, il quarto e il quinto, sono dedicati specificamente al tema dell’amore coniugale. Il sesto parla delle prospettive pastorali, il settimo dell’educazione dei figli. Mentre l’ottavo, che con ogni probabilità sarà il più discusso, contiene le indicazioni per l’integrazione dei divorziati risposati.

Sacramenti ai risposati, si valuti caso per caso. Nell’esortazione Amoris Laetitia, spiega l’Agenzia Ansa, il Papa apre ai sacramenti ai divorziati risposati, che “devono essere più integrati nelle comunità cristiane” e per i quali si deve valutare quali “forme di esclusione” “possono essere superate”. Papa Francesco più che ad una norma ad hoc pensa alla valutazione caso per caso e indica la via del discernimento dei singoli casi e l’accompagnamento pastorale in un’ottica di pentimento, tenendo conto che “il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi” e “gli effetti di una norma non devono essere sempre gli stessi”, “nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale”.

Il Papa esplicita in una nota, riferendosi a quello che può fare la Chiesa per integrare i divorziati risposati: “In certi casi potrebbe essere anche l’aiuto dei sacramenti”. E ricorda la sua Evangelii Gaudium nella quale scriveva che “il confessionale non deve essere una sala di tortura” e che l’Eucaristia “non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. Per quello che era il nodo più controverso dei due Sinodi sulla famiglia e dell’intera pastorale familiare, papa Francesco, citando ampie parti della Relatio finalis del Sinodo 2015, spiega che “i divorziati che vivono una nuova unione possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale”.

“Una cosa – osserva – è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe”. La Chiesa riconosce “situazioni in cui ‘l’uomo e la donna, per seri motivi – quali, ad esempio, l’educazione dei figli – non possono soddisfare l’obbligo della separazione’. C’è anche il caso di quanti hanno fatto grandi sforzi per salvare il primo matrimonio e hanno subito un abbandono ingiusto, o quello di ‘coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido'”.

“Altra cosa invece – prosegue – è una nuova unione che viene da un recente divorzio, con tutte le conseguenze di sofferenza e di confusione che colpiscono i figli e famiglie intere, o la situazione di qualcuno che ripetutamente ha mancato ai suoi impegni familiari”. Secondo il Pontefice, “dev’essere chiaro che questo non è l’ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia”. Il “discernimento dei Pastori”, quindi, “deve sempre farsi ‘distinguendo adeguatamente'”, e sapendo che “non esistono ‘semplici ricette'”. Comunque, “i battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo”. La “logica dell’integrazione” è “la chiave del loro accompagnamento pastorale, perché non soltanto sappiano che appartengono al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma ne possano avere una gioiosa e feconda esperienza”.

“La loro partecipazione – spiega il Papa – può esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate. Essi non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre, si prende cura di loro con affetto e li incoraggia nel cammino della vita e del Vangelo”. Questa integrazione “è necessaria pure per la cura e l’educazione cristiana dei loro figli, che debbono essere considerati i più importanti”.

Bergoglio spiega come, tenendo conto “dell’innumerevole varietà delle situazioni concrete”, “non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi. E’ possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, poiché ‘il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi’, le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi”. E in una nota il Papa aggiunge: “Nemmeno per quanto riguarda la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c’è colpa grave”. I sacerdoti hanno quindi il compito di “accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo. In questo processo sarà utile fare un esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento”.

Mentre “una sincera riflessione può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno”, “il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere”.

No, comunque, a “messaggi sbagliati, come l’idea che qualche sacerdote possa concedere rapidamente ‘eccezioni’, o che esistano persone che possano ottenere privilegi sacramentali in cambio di favori”: insomma no a dare l’idea “che la Chiesa sostenga una doppia morale”. In ogni caso, “non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta ‘irregolare’ vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante”. E allo stesso tempo “le norme generali “non possono abbracciare tutte le situazioni particolari”.

Gay, no discriminazioni ma no matrimonio.  Il matrimonio cristiano “si realizza pienamente nell’unione tra un uomo e una donna, che si donano reciprocamente in un amore esclusivo e nella libera fedeltà, si appartengono fino alla morte e si aprono alla trasmissione della vita”, consacrati nel sacramento. Il Papa ribadisce la dottrina della Chiesa sul matrimonio nella Esortazione Amoris Laetitia. Ma allo stesso tempo apre ai matrimoni civili e alle convivenze, quando non sono motivati “da pregiudizi o resistenze nei confronti dell’unione sacramentale, ma da situazioni culturali o contingenti. In queste situazioni potranno essere valorizzati quei segni di amore che in qualche modo riflettono l’amore di Dio”. Se ci sono infatti forme di unione che “contraddicono radicalmente” il matrimonio cristiano, ce ne sono altre che “lo realizzano almeno in modo parziale ed analogo”.

La Chiesa, afferma Francesco nella sua esortazione post-sinodale sulla famiglia, “conforma il suo atteggiamento al Signore Gesù che in un amore senza confini si è offerto per ogni persona senza eccezioni”.    “Con i Padri sinodali – prosegue – ho preso in considerazione la situazione delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, esperienza non facile né per i genitori né per i figli. Perciò desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ‘ogni marchio di ingiusta discriminazione’ e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza”.    “Nei riguardi delle famiglie – aggiunge il Pontefice – si tratta invece di assicurare un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita”.    Nel corso del dibattito sulla dignità e la missione della famiglia, sottolinea ancora il Papa, “i Padri sinodali hanno osservato che ‘circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia’”. “Ed è inaccettabile – conclude sempre citando la Relatio finalis – ‘che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso'”.

Mai aborto né eutanasia, sì a obiezione di coscienza.   “La famiglia protegge la vita in ogni sua fase e anche al suo tramonto. Perciò ‘a coloro che operano nelle strutture sanitarie si rammenta l’obbligo morale dell’obiezione di coscienza’”. Lo afferma papa Francesco nell’esortazione Amoris Laetitia. “‘Allo stesso modo, la Chiesa non solo sente l’urgenza di affermare il diritto alla morte naturale, evitando l’accanimento terapeutico e l’eutanasia’ – dice citando la Relazione finale del Sinodo -, ma ‘rigetta fermamente la pena di morte'”.    “Non posso non affermare – aggiunge il Pontefice – che, se la famiglia è il santuario della vita, il luogo dove la vita è generata e curata, costituisce una lacerante contraddizione il fatto che diventi il luogo dove la vita viene negata e distrutta”.

Il sesso non è un male, è un dono di Dio.  La sessualità “è un regalo meraviglioso” che Dio ha fatto alle sue creature e nella vita dei coniugi non può essere limitato alla necessità della procreazione. “In nessun modo possiamo intendere la dimensione erotica dell’amore – sottolinea Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia – come un male permesso o come un peso da sopportare per il bene della famiglia, bensì come dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi”. Per questo occorre evitare quelle che Papa Francesco chiama “patologie”. “In questa epoca diventa alto il rischio che anche la sessualità – rileva Bergoglio – sia dominata dallo spirito velenoso dell’usa e getta” e “anche nel matrimonio la sessualità può diventare fonte di sofferenza e di manipolazione”.

Inquietante teoria gender imposta ai bambini. L’ideologia gender è una “sfida” che “emerge” e deve essere affrontata. “E’ inquietante – scrive il Papa nell’Esortazione Amoris Laetitiae – che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione di bambini”. “Una cosa è comprendere la fragilità umana o la complessità della vita – commenta il Papa -, altra cosa è accettare ideologie che pretendono di dividere in due gli aspetti inseparabili della realtà. Non cadiamo nel peccato di pretendere di sostituirci al Creatore. Siamo creature, non siamo onnipotenti”.

Utero in affitto. Sul rispetto delle donne “c’è ancora molto da crescere in alcuni Paesi”, “non sono ancora del tutto sradicati costumi inaccettabili”. Lo evidenzia il Papa nell’Amoris Laetitia, citando “la violenza verbale, fisica e sessuale” contro le donne in alcune coppie, la “grave mutilazione genitale in alcune culture”, “l’utero in affitto”, “la mercificazione del corpo femminile” ma anche il permanere della “disuguaglianza dell’accesso a posti di lavoro dignitosi e ai luoghi in cui si prendono le decisioni”.

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