ROMA – Il referendum che ha detto no alla privatizzazione della gestione delle risorse idriche è stato un plebiscito. E ora, il comitato promotore chiede lo “sconto” in bolletta, ovvero che si applichi la normativa prevista dal referendum.
Le schede sull’acqua, infatti, erano due e nella seconda si chiedeva di abrogare la norma che consente di caricare sulle bollette degli utenti anche la componente della “remunerazione del capitale investito”.
Per questo il comitato Acqua bene comune lancia la campagna di obbedienza civile. Spiegano i referendari: “L’obbedienza civile consiste nel pagare le bollette, relative ai periodi successivi al 21 luglio 2011, applicando una riduzione pari alla componente della “remunerazione del capitale investito”. E’ stata chiamata di “obbedienza civile” perché non si tratta di “disubbidire” ad una legge ingiusta, ma di “obbedire” alle leggi in vigore, così come modificate dagli esiti referendari. Lo scopo principale della campagna di “obbedienza civile” è ovvio: ottenere l’applicazione del risultato che è inequivocabilmente scaturito dai referendum. Con la mobilitazione attiva di centinaia di migliaia di cittadini ci proponiamo di attivare una forma diretta di democrazia dal basso, auto-organizzata, consapevole e indisponibile a piegare la testa ai diktat dei poteri forti di turno.”