CASERTA – Reggia di Caserta Vendesi. Con tanto di cartelli cui seguiranno, il giorno successivo, annunci sui giornali. Non di vera vendita, ovviamente si tratta, ma di provocazione con tanto di accusa.
Cartelli con la scritta “vendesi” affissi al portone principale della Reggia di Caserta e lungo il viale che conduce al monumento. E’ l’iniziativa provocatoria messa in atto dall’artista abruzzese Pep Marchegiani che, con un blitz improvviso, ha tappezzato nel pomeriggio del 7 febbraio con una ventina di manifestini simili agli annunci delle agenzie immobiliari piazza Carlo III.
I cartelli sono stati affissi sui pali installati lungo il viale che dalla stazione ferroviaria porta diritto all’ingresso principale del monumento e sulle colonne attorno all’entrata. Sabato 8 febbraio l’annuncio di vendita comparirà su numerosi quotidiani nazionali e sui maggiori siti internet di annunci immobiliari.
Lo scopo è di richiamare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sul “decadimento e l’abbandono della Reggia di Caserta e dell’intero patrimonio artistico italiano”.
Una provocazione che segue quella del famoso “corno rosso” dell’artista napoletano Lello Esposito, una scultura di sei metri installata per un mese, tra il dicembre e il gennaio scorsi, davanti all’entrata principale della Reggia, e rimossa dopo tante di polemiche tra la sovrintendenza dei beni culturali e il sindaco di Caserta Pio Del Gaudio.
“Vendesi rustico da ristrutturare di 47.310 metri quadrati con annessi e terreno fontana. Caserta Viale Douhet”
scrive Pep Marchigiani sui manifesti, tutti autografati, mentre sul retro invita il lettore, come in un vero e proprio gioco, a trovare le differenze tra le due Regge borboniche di Caserta e di Versailles, salvo poi riportare i dati che dimostrano impietosamente il divario tra le due perle dell’architettura barocca, come quello relativo ai visitatori: 10 milioni a Versailles nel 2013, appena 531mila a Caserta.
Amara la frase di chiusura:
“Si ricordi che con la cultura all’estero ci mangiano, sulla cultura in Itaglia ci mangiano sopra”. Il nome del Belpaese è volutamente alterato, a ricordare il libro-parodia di Marchegiani “Circo Itaglia”.