Roma, imbrattate targhe per le vittime delle leggi razziali

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Novembre 2019 - 11:03 OLTRE 6 MESI FA
Sono state imbrattate a Roma due targhe dedicate a vittime delle leggi razziali

Sono state imbrattate a Roma due targhe dedicate a vittime delle leggi razziali (foto Ansa)

ROMA – Nella notte tra martedì e mercoledì 27 novembre sono state imbrattate con della vernice nera le targhe di largo Nella Mortara e via Mario Carrara, in zona Battistini, reintitolate la settimana scorsa a questi due perseguitati dal regime fascista dopo che per anni erano state dedicate a dei firmatari del Manifesto della razza (Arturo Donaggio ed Edoardo Zavattari).

“È un gesto vergognoso, ripuliamo subito” ha commentato la sindaca della Capitale, Virginia Raggi.

I poliziotti del commissariato Primavalle hanno avviato alcuni accertamenti in relazione ad alcune targhe delle strade intitolate a chi ha combattuto contro fascismo e razzismo, che sono state imbrattate nella notte nel quartiere romano di Primavalle. L’episodio era stato denunciato anche dalla sindaca, Virginia Raggi su Twitter.

Fonte: Agi.

Vittime delle persecuzioni razziali

“Con queste nuove intitolazioni ricordiamo persone che furono vittime delle discriminazioni razziali del regime fascista e pagarono in prima persona la scelta di opporsi. Roma è una città antifascista, insignita della medaglia d’oro al valor Militare per il suo ruolo nella guerra di Liberazione”, aveva dichiarato la Sindaca di Roma Virginia Raggi solo la settimana scorsa.

“Oggi – diceva l Vicesindaco di Roma con delega alla Crescita culturale Luca Bergamo – si compie un accadimento eccezionale frutto di un processo partecipativo lungo un anno: da oggi cambiano nome due strade che erano state dedicate a chi sostenne il Manifesto della razza posto da Mussolini alla base delle leggi razziste promulgate dal fascismo nel 1938 che condussero alla cancellazione di diritti basilari per gli ebrei e poi alla loro deportazione nei campi di sterminio. La città cambia scegliendo come chiamare i luoghi dove viviamo e lavoriamo”.

Fonte. Ansa.