ROMA – Si è impiccata a tredici anni dopo una lite con la madre adottiva per il telefonino. O forse per qualcosa di più grande di lei, un segreto custodito nei file di un tablet di cui la sua famiglia non conosceva nemmeno l’esistenza. E con l’affidamento delle indagini ad un pool specializzato in reati sessuali si allunga l’ombra di un possibile orco nella vita della ragazzina, arrivata da Capo Verde quattro anni fa.
Il suo corpo è stato trovato dai genitori adottivi nel loro appartamento a Trastevere, a Roma. Pendeva legato ad una corda attaccata ad una delle travi del soffitto.
La discussione con la madre era scoppiata giovedì pomeriggio, dopo che la donna aveva trovato quel file insieme ad una trousse di trucchi mentre sistemava la cameretta di Katia. La madre si sarebbe arrabbiata, non sapeva dove la figlia avesse preso quelle cose, riferisce Riccardo Tagliapietra sul Messaggero.
Dopo la morte della ragazzina la scientifica ha lavorato per ore nella sua cameretta di Katia, prima di uscire con computer e telefonino. Forse a caccia di qualcuno che ha lasciato un messaggio. Come quello scritto dalla ragazzina prima di morire, in cui parla del mondo malato che la circondava.
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