Rimbalza poi su blog e social network la “lettera aperta” che un poliziotto, Maurizio Cudicio, della questura di Trieste rivolge agli studenti che “che mercoledì andranno in piazza”. “Io poliziotto, sono figlio e padre, e quando finisco di lavorare torno a casa dalla mia famiglia”, scrive Cudicio nella missiva pubblicata sul sito Grnet.it, il portale di informazione indipendente del comparto Difesa e Sicurezza. “Mia moglie mi chiama al cellulare e mi dice di non fare tardi. Io la tranquillizzo e le dico che tornerò prima possibile. Passano le ore e mi ritrovo in ospedale con la testa rotta. Studente, mi rivolgo a te, io sono consapevole che non sei stato tu, tu hai tutte le ragioni del mondo di manifestare per i tuoi diritti, ma quello che non sai forse è che noi poliziotti siamo con voi, siamo dalla vostra parte e non siamo contro nessuno. Noi rappresentiamo lo Stato quando ci vedete in strada – continua la lettera -, ma credimi siamo orgogliosi di farlo, noi amiamo il nostro lavoro ma siamo in piazza anche per voi. Non siamo lì per divertimento e facciamo di tutto, credimi studente, di tutto, per evitare che qualcuno si faccia male. Certo gli ordini sono ordini e noi siamo obbligati ad eseguirli, ma sappiamo benissimo dove dobbiamo fermarci per il bene nostro e vostro”.
Le reazioni a questa lettera sono le più disparate. “Sì una bella lettera… vorrà dire che gli sbirri al G8 a Genova STAVANO TUTTI DALLA NOSTRA PARTE!!! ma per piacere!!!!!” reagisce Corrado. Molti invece mostrano di apprezzare il gesto e c’è addirittura chi, ricordando il corteo dei poliziotti di fronte alla villa del premier ad Arcore contro i tagli alla difesa, invoca una sorta di ammutinamento. “Poliziotti unitevi a noi nella protesta, d’altronde anche voi dovete far fronte a tagli delle risorse”.