ROMA – Duemila insegnanti in più rispetto a quanto preventivato. Ma l’incremento di docenti deciso dal Ministero dell’Istruzione non soddisfa le aspettative degli insegnanti del Sud che infatti protestano: troppo pochi i posti previsti per il Meridione. “A pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico, il Ministero dell’Istruzione autorizza l’attivazione di 2.055 nuovi posti da insegnante rispetto a quelli prefissati. Tuttavia, l’incremento dei docenti, dovuto alle iscrizioni degli alunni presentante con ritardo e ai casi di classi particolari segnalati nelle passate settimane dai presidi, penalizza ancora una volta le regioni del Sud”. Così l’Anief in una nota.
Le regioni penalizzate, secondo il sindacato, “sono le stesse in cui – come era già stato stabilito – si sarebbero perse quasi mille cattedre: a Puglia, Abruzzo, Basilicata e Molise vengono assegnate solo poche decine di docenti in più. In Sardegna, che detiene il record nazionale di abbandoni scolastici, con punte del 40% alle superiori, il Miur ha assegnato appena 110 insegnanti aggiuntivi. In altre regioni, dove il tasso di dispersione è ben più basso, vengono aggiudicati oltre il doppio”. L’adeguamento finale di organico, attuato dal Miur, secondo l’Anief “non ha dunque tenuto minimamente conto dei continui appelli delle associazioni e del sindacato. A Viale Trastevere si è continuato a ragionare facendo riferimento ai soli numeri, che per via dei flussi migratori e degli andamenti dei tassi di natalità degli ultimi anni premiano le regioni del Centro-Nord. Non si è tenuto conto dell’alto tasso di abbandono scolastico e di Neet presenti nel Meridione”. “Si continua ad applicare la logica dei freddi numeri – dice Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – come è stato possibile attuare l’aumento degli insegnanti di religione, malgrado nell’ultimo decennio fosse diminuito il numero degli alunni che se ne avvalgono, allo stesso modo bisognava adottare delle eccezioni per quei territori dove l’azione pedagogica e formativa della scuola è più in sofferenza”.