Tagli, sacrifici, riduzioni. Parole ridondanti per la scuola italiana che sta subendo, grazie alla riforma Gelmini, un ridimensionamento su tutti i fronti. Tutti tranne uno. In mezzo a tanti segni negativi, un segno più spicca su tutti gli altri: il numero dei docenti di religione che, rispetto all’anno scolastico 2008/2009, sono aumentati dell’1,5%. A riferirlo è lo stesso ministero dell’Istruzione che ha appena pubblicato l’annuale dossier dal titolo “La scuola statale – sintesi dei dati, anno scolastico 2009/2010”.
Non importa se la scuola italiana nel triennio 2009/2012 subirà un taglio di 133 mila cattedre per un totale di 8 miliardi di euro. E neanche che quasi 37 mila alunni in più sono stati stipati in 4 mila classi in meno. Non fa differenza neanche il taglio dei plessi scolastici (92 in meno) o la drastica diminuzione del sostegno agli studenti disabili: a fronte di un aumento degli alunni diversamente abili (da 175.778 a 181.177 unità) ben 300 cattedre sono state eliminate. Per non parlare della sorte dei nostri insegnanti: in un solo anno i docenti di ruolo sono calati del 4%, senza nessun recupero da parte dei precari che hanno dovuto salutare quasi 14 mila incarichi con relativo stipendio. Poi c’è il personale di segreteria, i bidelli e i tecnici di laboratorio: meno 6% in 12 mesi.
Tutto ciò non sfiora minimamente gli insegnanti di religione, gli unici docenti che impartiscono la sola ora di lezione facoltativa (ma sempre meno frequentata) prevista dall’ordinamento scolastico italiano e che, al contrario dei docenti di tutte le altre materie e classi, non devono sottostare a concorsi pubblici e graduatorie, ma vengono nominati direttamente dal vescovo. E se la Curia decide che il numero di maestri e professori deve aumentare nessuno si può opporre. Neanche lo Stato italiano che, a ben vedere, paga i loro stipendi.
Nel 2004 l’allora ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti, pensò di stabilizzare il numero dei docenti di religione attraverso due distinti concorsi. Per accedere a quello riservato a coloro che avevano prestato servizio per almeno 4 anni negli ultimi dieci (dal 1993/1994 al 2002/2003) occorreva però, tra gli altri titoli, essere in possesso dell’idoneità rilasciata dall’ordinario diocesano. Fatto che scatenò non poche polemiche. Ma il secondo governo Berlusconi, senza curarsene troppo, lo bandì ugualmente, consentendo nel settembre 2005 consentì per la prima volta nella storia dello Stato italiano l’immissione in ruolo dei primi 9167 docenti di religione.
Da allora quel numero non ha fatto che crescere. Fino ad arrivare alla cifra record dell’anno scolastico 2008/2009: ben 26.326 unità. Se i professori di ruolo sono lievemente calati rispetto all’anno prima, sono stati rimpiazzati dai colleghi precari, ben 12.446.