FERMO – Un “allegrone”. Uno che “se vede un negro gli tira le noccioline ma lo fa per scherzare”. Sono le incredibili parole con cui Simone Mancini tenta di alleggerire la posizione del fratello Amedeo Mancini accusato di aver ucciso con un tubo metallico il profugo nigeriano Emmanuel Chidi Namdi a Fermo.
Simone Mancini parla con La Stampa e spiega che suo fratello Amedeo “ha avuto una vita difficile” e che, “a trentanove anni non può nemmeno andare allo stadio: è diffidato”. Poi una stravagante sortita politica:
“Mio fratello è sempre stato comunista: come fa a essere razzista se ha un amico del cuore maghrebino? – spiega Simone Mancini parlando del fratello – È generosissimo, diventa violento solo se lo vai a cercare.”
Ma è sull’insulto razzista che le parole di Simone fanno gelare il sangue: “Boh, quei due (Emmanuel e la moglie, ndr) potevano starsene. Mica li abbiamo chiamati noi in Italia. Gli immigrati rubano. Non è giusto che le leggi italiane li difendano. Noi dovremmo venire prima”. E poi la parola “scimmia” era secondo Mancini “solo una battuta”.
Ma, come spiega un articolo del Secolo XIX a Fermo sono in diversi a prendere le difese di Mancini:
L’offesa pare assodata. Potrebbe averla pronunciata Andrea Fiorenza, l’amico che era con Amedeo, come lui disoccupato e davanti all’ennesimo pomeriggio da buttare via: «L’avvocato mi ha detto che non posso parlare». La parrucchiera Pisana Bacchetti arriva che la rissa è già cominciata, «ero in macchina e non so dire chi abbia cominciato. C’era il nigeriano con un palo della segnaletica stradale in mano, uno di quelli blu con la freccia bianca. Ha colpito Amedeo allo stomaco, e poi glielo ha tirato addosso quando è caduto. Anche la ragazza picchiava. Mordeva. L’altro giovane cercava di separarli ma non c’è riuscito. Amedeo si è rialzato e ha colpito il nigeriano con un pugno. Quello è caduto. Ha sbattuto la testa sul marciapiede. Ho chiamato io la polizia».
Chimiary sostiene l’opposto, dice che il palo era in mano all’italiano. L’autopsia dovrebbe chiarire chi mente, ma la procura tende ad avvalorare la testimonianza della parrucchiera. Resta la provocazione. Restano i precedenti di Amedeo, tafferugli da stadio e violenze assortite. Simone: «Lo hanno già condannato, e allora chissà se fosse capitato a me che sono stato in galera per spaccio di droga. La verità è che ci facciamo un mazzo quadrato per tirare avanti, io a stampare suole di scarpe in fabbrica e lui a lavorare a giornata in campagna: raccoglie cipolle, taglia la legna. Naturalmente quando lo chiamano.