TORINO- Davide Vannoni esce dal processo Stamina patteggiando un anno e dieci mesi con la condizionale. E stamina, ammesso e non concesso che ci sia mai stata, esce dal dibattito sulle terapie. Vannoni, infatti, può patteggiare perché, fra le altre cose, insieme al suo braccio destro Marino Andolina (un anno e nove mesi) ha rinunciato – scrive a chiare lettere il gup Potito Giorgio nella sentenza – a qualsiasi iniziativa che gli permetta di proseguire l’applicazione della controversa terapia.
L’udienza preliminare è terminata mercoledì 18 marzo, a Torino, con sette patteggiamenti, due condanne con rito abbreviato e quattro rinvii a giudizio. Raffaele Guariniello, il pm che ha gestito in prima persona le indagini dei carabinieri del Nas, è soddisfatto: “La giustizia ce l’ha fatta. E grazie alla giustizia ha vinto anche la scienza”.
La replica degli avvocati di Vannoni, Liborio Cataliotti e Pasquale Scrivo, è di tenore opposto: “Ad uscire sconfitta, in realtà, è proprio la scienza. E sarà la scienza, domani, a sancire la validità del metodo Stamina. Vannoni ne è convinto. E in cuor suo ritiene ancora di essere innocente”. Significa che la partita non è chiusa? Andolina, commentando un post su Facebook, il 3 marzo ha ribadito che “non ci sono prospettive per una resurrezione di Stamina in Italia”.
Nel rispondere alle domande dei giornalisti, Guariniello ha lanciato un avvertimento: “La sospensione condizionale della pena può essere revocata se l’imputato commette reati della stessa indole nel nostro Paese e persino all’estero”. Le porte del carcere, insomma, potrebbero aprirsi se Vannoni riprendesse a maneggiare Stamina. “La questione – ribattono i legali – è assai più complessa: se una cosa è vietata in Italia non è detto che sia vietata altrove. La giustizia ha fatto il suo corso? Va bene. Adesso lo farà la scienza”.
Il conto più salato lo paga, per adesso, l’imputato Marcello La Rosa, direttore generale dell’Ires Piemonte (istituto di ricerche economico-sociali), che aveva scelto l’abbreviato: due anni di reclusione e 220 mila euro da versare fra spese legali e acconti sugli indennizzi alle parti civili, in gran parte famiglie dei malati. Per Carlo Tomino, ex dirigente Aifa, la condanna è a sei mesi. I sette patteggiamenti spaziano dai 12 ai 22 mesi di reclusione, mentre il 9 giugno 2016 saranno processati gli ultimi quattro imputati, legati al periodo in cui Stamina veniva sperimentata agli Spedali Civili di Brescia. Chi non è contento è un ex paziente di Vannoni, un uomo in carrozzella che esce imprecando dal Palazzo di Giustizia: la pena, dice, è troppo bassa e il padre di Stamina non dovrà sborsare un euro.