ROMA – L’annuncio è trionfale dal palco del palazzo dei Congressi dell’Eur, costruzione tutta travertino e colonne di design fascista. Ecco i numeri che il sindaco Gianni Alemanno lancia durante gli Stati generali: 21,9 miliardi di investimenti, metà a carico dei privati, 327mila posti di lavoro in più, una media di 30mila all’anno, Roma traino d’Italia con il 3 % del Pil, un secondo polo turistico nella capitale con l’aeroporto di Fiumicino 2, base per la candidatura alle Olimpiadi 2020.
Ma tutti questi i soldi i privati li metteranno davvero? Senza una risposta a questa domanda, avvertono Il Fatto Quotidiano e il Riformista, le parole di Alemanno sono vuota retorica. Dopo l’allarme sicurezza successivo a due violenze sessuali in pochi giorni, il sindaco porta altri dati sul fronte della diminuzione dei reati, calati del 26% dal 2007. Ma il sindacato dei polizia Silp-Cgil Lazio ricorda da tempo che spesso i reati vengono derubricati proprio per “aiutare” le statistiche.
Alemanno torna ancora al problema governabilità di una città ereditata dalla precedente amministrazione con 12 miliardi di buco. Gli risponde Marco Causi, ex assessore al Bilancio: “Il netto in realtà è di 7,3 miliardi, il Comune concorre con 200 milioni l’anno al piano di rientro, che comunque non funziona dato che ad oggi nessun commissario è in carica”.
In un sit in davanti al palazzo dei Congressi i Verdi ricordano che dopo lo scandalo assunzioni (850 nomi di presunti “amici”) all’Atac il buco di bilancio si aggrava sempre di più. Per ora la municipalizzata del Comune ha congelato un piano di rientro che puntava su controlli anti-evasione e taglio delle corse. Ora sembra che la prima conseguenza sia l’aumento del prezzo dei biglietti, una di quelle cose che fanno scendere in piazza cittadini e opposizione.