Stipendio detenuti +83%, polizia protesta: “Lo Stato non ha soldi per noi ma per quelli…”

Stipendio detenuti +83%, polizia protesta: "Lo Stato non ha soldi per noi ma per quelli..."
Stipendio detenuti +83%, polizia protesta: “Lo Stato non ha soldi per noi ma per quelli…”

MILANO – Lo stipendio dei detenuti aumenta dell’83%: alla fine i carcerati arrivano a prendere mille euro al mese, più eventuali tredicesime e quattordicesime. Mentre lo Stato non paga gli agenti della polizia penitenziaria, che hanno il contratto fermo da dieci anni e gli straordinari tagliati, oltre all’obbligo di pagarsi anche il posto letto in caserma.

Marco Galvani del Giorno ha raccolto la denuncia di Donato Capece, segretario generale del Sappe, il Sindacato autonomo della polizia penitenziaria:

“Praticamente un detenuto prende al mese quanto un agente di polizia penitenziaria. Solo che loro hanno vitto e alloggio pagato, gli agenti hanno sulle spalle mutui pesanti. È una vergogna di cui nessuno ha il coraggio di parlare”.

A parlarne ci ha provato il consigliere regionale della Lombardia del gruppo Maroni Presidente, Fabio Fanetti, che ha denunciato “una situazione assurda” pur rimanendo “d’accordo che bisogna tutelare i detenuti e favorire il loro recupero sociale anche attraverso il lavoro”.

Oggi, spiega il Giorno, 

nelle 18 carceri lombarde ci sono 8.309 detenuti. Fra loro, 1.964 (di cui 1.035 stranieri e 157 donne) lavorano come dipendenti dell’Amministrazione penitenziaria. Dentro agli istituti di pena si occupano della cucina, delle pulizie delle sezioni ma anche di tenere in ordine le aree esterne e della manutenzione ordinaria degli edifici. Mentre sono solo 701 detenuti (229 stranieri) che in Lombardia lavorano per imprese o cooperative esterne che hanno deciso di portare parte della loro produzione oltre le sbarre. Chi lavora per lo Stato lo fa per cinque giorni alla settimana, 6 ore al giorno. Sei ore come gli agenti, «costretti, però, a fare anche straordinari per tappare i buchi causati dalla carenza di organico. Straordinari che non sempre vengono pagati», puntualizza Capece.

Ma c’è un aspetto che è ancora più paradossale:

“Per garantire una alternanza e la possibilità a tutti i detenuti di lavorare, ogni sei mesi di lavoro chi è impiegato viene “lasciato a casa” e messo in cassa integrazione. Tanto, qui in Italia paga sempre Pantalone». Non come in Germania: «Lì il detenuto che lavora prende 87 centesimi all’ora e si paga anche la corrente elettrica che usa – sottolinea il sindacalista –. Noi, invece, non soltanto li ospitiamo gratis in carcere, ma gli garantiamo uno stipendio. Mentre allo Stato, ovvero a ogni italiano che paga le tasse, ogni detenuto costa al giorno circa 160 euro. Quello stesso Stato che dice di non avere soldi per noi agenti e che dà pensioni da fame a chi ha lavorato una vita. Non ha alcun senso».

 

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