Strage di Bologna, la ex moglie di Paolo Bellini: “L’uomo coi baffi è lui”

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Maggio 2020 - 15:56 OLTRE 6 MESI FA
Strage di Bologna, la ex moglie di Paolo Bellini: "L'uomo coi baffi è lui"

Strage di Bologna, la ex moglie di Paolo Bellini: “L’uomo coi baffi è lui” (Foto Ansa)

BOLOGNA  –  Maurizia Bonini, ex moglie di Paolo Bellini, avrebbe riconosciuto il marito nell’uomo riccio con i baffi ripreso in un filmato amatoriale sul primo binario della stazione di Bologna la mattina del 2 agosto 1980, giorno della strage. Lo riferisce l’agenzia Ansa. 

Bonini è stata sentita dai magistrati della Procura generale di Bologna che accusano l’ex marito di concorso nella Strage di Bologna del 2 agosto 1980, dopo aver ottenuto la revoca del proscioglimento del 1992 per l’ex primula nera di Avanguardia Nazionale.

Bellini, ex Avanguardia Nazionale, è accusato di concorso in strage e per lui la procura generale ha da poco chiesto il rinvio a giudizio.

“Ho visto in questo momento il video – aggiunge la donna – e posso dire che la persona ritratta nel fermo immagine immediatamente dopo la colonna è il mio ex marito”, riferisce l’Ansa. 

“Nei fotogrammi prima della colonna”, avrebbe detto Maurizia Bonini nell’interrogatorio del 12 novembre scorso, “non si riconosce bene perché il viso è alzato e girato da una parte”.

Nell’interrogatorio si parla anche di una catenina e di un crocifisso: “Paolo aveva una catenina che portava al collo con una medaglietta e un crocifisso, almeno così mi pare di ricordare”.

E nel riconoscere l’ex marito nel video, la donna avrebbe osservato, sempre secondo quanto scrive l’Ansa: “Attaccato alla catenina mi pare ci sia un crocifisso”.

Sempre nell’audizione si fa riferimento al sequestro di due crocifissi fatti in indagine: “Confermo che, a mio avviso, uno dei due crocifissi, poteva essere di Paolo in quanto non apparteneva alla mia famiglia. Quando Paolo se ne andò di casa, ovvero, credo, nel periodo in cui andò sotto protezione (perché collaboratore di giustizia, ndr) non portò con sé tutte le cose. Ricordo che si prese l’orologio e poco altro. Pertanto, quel crocifisso può essere appartenuto a lui”.

In ulteriori dichiarazioni Bonini aggiunge un ulteriore elemento, con riferimento alla latitanza di Bellini: “Quando Paolo rientrò dal Brasile con il nome falso di Da Silva Roberto, si era rifatto il naso, rendendolo più corto e si era tolto un neo sulla guancia sinistra. Se si confrontano le foto del prima e dopo Brasile si possono notare queste cose”.

“Se Paolo Bellini si trovava a Bologna devo dire che ci ha usati come alibi. Intendo me, e i miei familiari che sono stati interrogati”, ha messo a verbale Maurizia Bonini, secondo quanto riferisce l’Ansa. 

L’alibi di Bellini, che già all’epoca “destò sospetti di falsità” secondo la Procura generale, è di essere partito quel giorno da Rimini di prima mattina per il Passo del Tonale con la famiglia.

“Per quello che mi hanno riferito mia madre tornò a Torre Pedrera (frazione di Rimini, ndr) in ritardo rispetto all’ora di pranzo”, avrebbe detto la donna, riferendosi probabilmente al fatto che la madre l’aveva accompagnata all’appuntamento col marito.

Sempre l’ex moglie ha spiegato di aver saputo che il marito era a Bologna dalle indagini svolte all’epoca. E poi racconta: “Ho saputo della strage in macchina, quando Paolo ha acceso la radio mentre ci stavamo recando al Tonale. Lui ha acceso la radio per sentire un po’ di musica; questa fu l’intenzione che dichiarò quando accese l’apparecchio”.

Bonini avrebbe anche parlato di un telegramma inviato da Paolo Bellini a Francesco Cossiga, quando questi concluse il mandato da capo dello Stato.

Raccontando di un episodio che l’aveva “particolarmente colpita”, Maurizia Bonini ricorda “un telegramma che Paolo mandò a Cossiga quando cessò l’incarico di presidente della Repubblica, nel quale Paolo gli disse: ‘Sarai sempre il mio Presidente'”.

Un altro fatto raccontato da Bonini riguarda invece un incontro casuale avvenuto a Reggio Emilia, città d’origine di Bellini, con l’ex procuratore Elio Bevilacqua: “Paolo gli andò incontro e i due si abbracciarono. La cosa mi stupì e perciò chiesi, in seguito, a Paolo il perché di tanta confidenza. Paolo mi rispose che il dottor Bevilacqua aveva aperto un ufficio di consulenza come avvocato e mi precisò che era un massone”.

Paolo era un massone? “Non lo so”, ha risposto la donna agli inquirenti. (Fonte: Ansa)