LA SPEZIA – Non li avrebbero fatti entrare nel rifugio perché erano italiani: razzismo in Svizzera? Duecento studenti delle parrocchie liguri sarebbero stati respinti all’ingresso del Fuorcla Surlei. Il rifugio si trova nel Cantone dei Grigioni.
Lo riporta Francesco Margiocco sul Secolo XIX. A raccontare la vicenda al quotidiano ligure è stato Pierluigi Castagneto, uno degli insegnanti che avevano portato i ragazzi in gita sui monti elvetici.
Castagneto ha espresso tutta la propria indignazione in una lettera di protesta inviata al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all’ ambasciatore italiano in Svizzera e a quello svizzero in Italia.
C’erano 7-8 ragazzi tra i 14 e i 18 anni che volevano comprare panini e bibite, racconta il docente. La risposta dei gestori è stata la seguente: “Sì, siamo razzisti e voi italiani non entrate”. Stessa risposta ha ricevuto lo stesso Castagneto.
Il Secolo XIX ha voluto raffrontare la versione del prof con quella della titolare del rifugio. Ma lei avrebbe risposto in altri termini: “Li ho mandati via solo perchè erano troppi, ma non perchè fossero di nazionalità italiana. Comunque questo è un rifugio privato”.
LA SMENTITA La responsabile del rifugio al sito Ticinonline ha smentito questa versione dei fatti e ha raccontato la sua:
“No, qui il razzismo non c’entra proprio niente Il problema è che quando arrivano sono in tantissimi, arrivano addirittura coi megafoni, arrecano disturbo ai miei clienti, si portano con sé da mangiare, non consumano niente e utilizzano i servizi igienici, che devo mantenere puliti per i miei clienti. Io non li voglio semplicemente più sulla mia terrazza. Ripeto, il razzismo non c’entra niente. Ho tanti amici italiani, amo il cibo, il vino, le scarpe italiane. E sono molti i clienti del Club Alpino Italiano che alloggiano qui e sono tutti molto soddisfatti”.
Sugli italiani però dice:
“Non li vogliono nessuno. Quelli della capanna del Böval (sul Bernina), quelli della capanna Segantini, del Cerva, del Prosectal, del Paradiso. Ieri sul Böval erano in 350. Mi hanno raccontato che anche lì, quando arrivano loro, i clienti scappano. E noi dobbiamo riuscire a vivere con la nostra attività. E riusciamo a farlo semplicemente grazie alle zuppe che prepariamo per i nostri ospiti, che vogliono un po’ di tranquillità. Vede, lei dovrebbe venire qui per rendersi conto di quello che subiamo. E a me non interessa di quello che scrivono i giornali. Gli italiani che mi conoscono sanno di quello che parlo”.
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