ROMA – Una delle zone sismicamente più “attive del Mediterraneo”: la terra tra Sicilia e Calabria è in costante movimento. Tutto in uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports di Nature in cui si spiega che le faglie attive attorno allo Stretto di Messina si estendono e si contraggono, spingendo a diverse velocità e in diverse direzioni.
A leggere il tutto una domanda sorge spontanea: è davvero sicuro e consigliabile pensare alla costruzione di un ponte di diversi chilometri in una zona così?
Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, l’Istituto di scienze marine (Ismar), Istituto ambiente marino costiero (Iamc) e Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
Un’indagine che fa luce sull’assetto strutturale dell’area dello stretto di Messina, informazioni importanti per la valutazione del rischio sismico e geologico. Per la raccolta dei dati gli studiosi hanno utilizzato la nave oceanografica Urania del Cnr.
”Lo Stretto di Messina è una delle zone più sismicamente attive di tutta l’area mediterranea” spiega Marco Ligi dell’Ismar. ”Questi dati forniscono un nuovo quadro dell’assetto geologico-strutturale della regione”. Quale sia stata la sorgente sismica che causò il devastante terremoto del 1908 sullo Stretto di Messina ed il conseguente tsunami, così come altri eventi catastrofici in questa zona, resta ancora da chiarire. Un passo in avanti però è stato fatto, ”lo studio ha messo in evidenza che la regione dello Stretto è interessata da un complesso sistema di faglie dove coesistono su brevi distanze, regimi tettonici diversi: estensionali, trascorrenti e compressivi”.
Diverse faglie attive sono state individuate nel settore settentrionale dello Stretto, quello che si affaccia sul Mar Tirreno, dove la crosta terrestre si sta contraendo. Mentre è stato documentato che la crosta terrestre si sta sviluppando in estensione in alcuni punti verso sud. A spiegare questa complicata situazione geologica, la posizione stessa dello Stretto, collocato in una ‘fascia di svincolo’, proprio nel punto in cui la crosta del Mar Ionio si muove al di sotto della Calabria, spostamento che sotto la Sicilia avviene in tempi e modi diversi.