MODENA – E’ un terremoto anomalo questo del Nord, un terremoto che fa paura proprio perchè sembra non finire mai. Ci ha messo 9 giorni, il tempo di seppellire le 7 vittime della prima scossa, per farne una violenta come la prima. Le stime che sembrano gemelle: 5,9 di magnitudo il 20 maggio, 5,7 il 29 maggio. Quindici morti al momento. Più dei 7 della prima volta. Un’onda anomala, diversa da quella dell’Aquila ad esempio, diversa dai terremoti “normali” dove una scossa più o meno forte è seguita da scosse di assestamento. La terra che dopo essersi svegliata sembra girarsi dall’altra parte e riaddormentarsi placidamente. Non stavolta, non in Emilia, dove le scosse di assestamento ci sono state, eccome. Ma nessuno si aspettava che 9 giorni dopo la terra si muovesse esattamente come aveva già fatto. E negli stessi luoghi. Medolla, l’epicentro, sulla cartina è qualche centimetro più in là rispetto a Finale Emilia. Quel paese del modenese che tutti abbiamo imparato a riconoscere per il campanile medievale che non c’è più.
I telegiornali di lunedì erano ancora pieni delle voci degli sfollati, 5000 persone e oltre a chiedere di non essere dimenticate. Uomini e donne che tempo 9 giorni hanno riorganizzato una nuova, straniante, quotidianità. Fatta di notti in tenda, anche in macchina. Sui giornali, fino a quelli di oggi, era facile trovare le storie di chi, dovendo dormire in una camera d’albergo, ha chiesto espressamente una stanza al piano terra. Talmente viva la paura che è facile immaginare famiglie intere, con bambini, preferire una tenda in un campo piuttosto che passare una notte con un paio di pianerottoli sotto le gambe. Forse tutti gli altri, tutti quelli che un terremoto non l’hanno vissuto, hanno pensato a un timore irrazionale, alla paura che fa esagerare la percezione delle cose. E invece chi da 9 giorni dorme in tenda molto probabilmente, martedì, non avrà rimpianto di non avere un tetto sulla testa. E poi ci sono gli operai che, nonostante tutto, sono tornati a lavorare. Perché sono tante le fabbriche al Nord fermate dal terremoto del 20 maggio e chi ha ancora un lavoro si ritiene fortunato. Nove giorni dopo, altri morti. Ancora operai sotto nuovi capannoni accartocciati, vittime del “terremoto che non finisce mai”.
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