NAPOLI – Condannata a pagare le spese legali ad alcuni dei siti che avevano diffuso il suo video hard, lo stesso video che lei aveva chiesto di rimuovere fino a portare il caso in tribunale, e che ieri l’ha portata al suicidio.
Tiziana Cantone avrebbe dovuto pagare ventimila euro di spese legali a Citynews, Youtube, Yahoo, Google e Appideas. Lo aveva deciso lo stesso giudice che pure le aveva dato ragione, obbligando alcuni social, come Facebook, a rimuovere quel video che lei stessa aveva girato con un suo amante per poi mandarlo al suo ex. Senza immaginare che da lì poi sarebbe finito nel mare magnum della rete e non sarebbe più stato dimenticato.
La decisione è stata depositata lo scorso 8 agosto. Un mese prima che Tiziana decidesse di farla finita in uno scantinato, impiccandosi con un foulard. E adesso che il caso, da incubo privato è diventato caso nazionale, ricordando a tutti i pericoli del web (dove nulla si distrugge mai veramente), gli inquirenti non indagano più solo per violazione della privacy e del diritto all’oblio, che Tiziana tanto aveva chiesto, ma anche per istigazione al suicidio.
La Procura di Napoli nord acquisirà tutti gli atti della causa civile intentata dalla giovane donna dopo la diffusione dei suoi video hard su internet. E si sta anche valutando la possibilità di ipotizzare altri reati che vanno dalla violenza privata allo stalking.