ROMA – Nelle intercettazioni piange miseria, una volta arriva persino a dire che i soldi (quelli secondo l’accusa prestati “a strozzo”), gli servono per pagarsi le medicine. Per gli investigatori che mercoledì 13 luglio hanno arrestato 11 persone per usura, però, Giuseppe De Tomasi, detto “Sergione”, un passato nella banda della Magliana, era il capo.
Nella rete erano finiti diversi personaggi della politica e dello spettacolo, a cominciare dallo speaker radiofonico Marco Baldini, la spalla di Fiorello. Tutto, scrivono sul Messaggero Valentina Errante e Cristiana Mangani, comincia con un prestito da 12 mila euro, chiesto dallo speaker per la sua passione per il gioco d’azzardo. Il contatto, sempre secondo l’accusa è Davide Caforio, morto da qualche anno, e allora titolare di un negozio di ottica. Nel 2009, grazie a Caforio, arriva il prestito. Solo che, qualche mese dopo, Baldini prova a pagare con un assegno che risulta scoperto.
E’ l’inizio delle minacce. Segione chiede a Caforio di recuperare i soldi ma “senza aggressività”. L’ottico, però, non è affatto sereno e sbotta: “Quando capita je famo scontà tutto. E’ proprio uno stronzo”. Qualche giorno dopo Baldini è introvabile e Caforio perde le staffe: “Devo sapere dove sta adesso, dopodomani è diciassette, tanto annamo in Radio, a piazza Cavour”. Sergione non infierisce ma Caforio è un fiume in piena: “O ammazzo, o ammazzo”.