Applichiamo pure alle parole del fratello Claudio la tara del dolore, dell’umano, sacrosanto, disperato e accecante dolore perché il fratello glielo hanno ammazzato, abbattuto con nove colpi di pistola. Ammettiamo, calcoliamo che Claudio, fratello di Angelo Vassallo sindaco macellato, in queste ore grida il suo dolore. E applichiamo pure l’obbligo di una fredda verifica alle sue roventi parole. Davvero “c’erano esponenti delle forze dell’ordine collusi con la criminalità” laggiù nel Cilento dove Angelo era sindaco? Davvero ci sono uomini in divisa che lavorano con e per la camorra? Vogliamo le prove, non basta la buona fede di un fratello ferito, straziato. Ma, fatta questa tara, domandiamo a noi stessi e rispondiamoci con sincerità: forse è vero e forse no, ma davvero ci sembra incredibile quel che Claudio Vassallo denuncia? Non sappiamo se è vero, ma incredibile e impossibile non ci appare. Anzi, non vogliamo crederci ma, fosse vero, non ne saremmo davvero sorpresi. Forse sgomenti ma sorpresi proprio no. Perchè in fondo pensiamo, ci siamo abituati a pensare che “laggiù” può succedere di tutto, “laggiù” tutto, proprio tutto è normale perchè altra norma regna, altra legge, altro potere.
Scaviamo in questa nostra abitudine, in questo nostro assuefarci che è ormai lungo decenni. Torniamo alla nostra prima istintiva, immediata e incontrollata reazione alla notizia che Angelo Vassallo era stato ammazzato. Confessiamolo: ci è apparso doloroso ma “normale”. Normale che un sindaco che in Campania ficca il naso negli appalti per tenerli puliti faccia “laggiù” una brutta fine. Normale che un pubblico amministratore che non si fa i fatti suoi “laggiù” finisce nei guai. Normale che un sindaco che non accetta di consegnare il territorio agli interessi della speculazione vada a sbattere contro un muro, “laggiù” anche un muro di pallottole. E così, normalmente è morto ammazzato Angelo Vassallo, in prima battuta definito dalle cronache “Sindaco verde e pescatore”. Involontariamente, di sicuro involontariamente definendolo così si indicava una sua eccentricità. E un eccentrico era davvero Angelo Vassallo, ma non perché pescava, abbiamo dovuto leggere come fosse notizia perfino il peso della sua ultima preda. Non perchè difendeva l’ambiente. Era eccentrico perchè “laggiù” difendeva la legalità, le regole. Legalità e regole che, siamo abituati e lo accettiamo, “laggiù” sono eccentriche e fuori dall’ordinario, insomma anormali.
Quel “laggiù” si è dilatato: una Regione d’Italia, anzi due, anzi tre. Più altre tre mezze Regioni partendo dalla Sicilia e arrivando al basso Lazio passando per la Calabria, la Campania e la Puglia e non trascurando del tutto la Basilicata. Normale che “laggiù”, in quel vasto “laggiù” il lavoro sia nero, lo scorrere del soldo pubblico incontrollato. Normale che si faccia fatica a trovare un’azienda che non abbia collegamenti, parentele, amicizie, protezioni. Qualcuna per scelta, qualcuna per necessità, altre per sopravvivenza ma tutte collegamenti, amicizie, protezioni e parentele ce l’hanno. Normale che i politici e gli amministratori di territorio amicizie, collegamenti e protezioni ce l’abbiano anche loro. Normale che l’amministratore pubblico porti soldi pubblici sul territorio e poi normale che la criminalità in quel fiume di soldi ci si bagni. Tutto normale, morbidamente normale. Non c’è bisogno che istituzioni e uomini siano “collusi”, parola grossa. Talvolta lo sono, talvolta. Spesso, molto più spesso sono morbidi e realisti, normalmente morbidi e realisti. E quindi è normale che un sindaco eccentrico finisca morto ammazzato. L’abitudine, l’accettazione di questa normalità è la vera e profonda “collusione”. E tutti in fondo ci siamo abituati e abbiamo accettato, chi ci vive “laggiù” e chi di “laggiù” solo legge e scuote per un attimo il capo girando pagina e sfogliando un altro morto.
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