Il carabiniere Vittorio Iacovacci è morto per aver tentato di salvare l’ambasciatore Luca Attanasio in Congo. Lo conferma Rocco Leone, sopravvissuto all’agguato e ascoltato dal Ros in ambasciata a Kinshasa.
Leone infatti ha riferito agli inquirenti che il carabiniere Vittorio Iacovacci è intervenuto per tentate di portare via l’ambasciatore dalla linea del fuoco nella sparatoria. A quel punto gli assalitori avrebbero sparato nella direzione dei nostri connazionali.
Vittorio Iacovacci e il conflitto a fuoco
I due italiani insomma sono stati uccisi nel corso di un inteso conflitto a fuoco. Conflitto cominciato dal gruppo armato che voleva sequestrare l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci. Nella sparatoria tra il gruppo armato e i rangers il carabiniere ha cercato di portare via l’ambasciatore ma gli assalitori se ne sono accorti e hanno cominciato a sparare nella loro direzione.
La Procura di Roma intanto ipotizza anche il reato di omicidio colposo, oltre al tentativo di sequestro con finalità di terrorismo. La fattispecie penale è legata alla tranche di accertamenti che punta a chiarire eventuali negligenze sul rispetto dei protocolli Onu e Pam nell’organizzazione della missione del nostro diplomatico nella zona del Parco di Virunga.
Il tablet dell’ambasciatore italiano
In questo ambito preziosa potrebbe risultare l’analisi del tablet dell’ambasciatore trovato sul fuoristrada su cui viaggiava. Tablet ora in mano agli inquirenti italiani che nei giorni scorsi hanno anche ascoltato la moglie del diplomatico. Chi indaga vuole verificare se ci siano state anomalie nel sistema di comunicazione tra le due strutture nel sistema che regola le attività delle security. I carabinieri del Ros, che hanno svolto una missione di cinque giorni a Kinshasa, hanno ascoltato il personale dell’ambasciata italiana sulla organizzazione della missione a Goma.