ROMA – Il primo maggio sarà il giorno della beatificazione di Karol Wojtyla, il papa che con i suoi anni di pontificato è stato capace di riunire i cattolici, muovendo milioni di fedeli ogni volta che andava in giro per il mondo, ma anche capace di attirarsi critiche per le sue posizioni sul comunismo e il sesso, anche se c’è chi lo ha accusato di aver fatto poco contro la pedofilia. C’è un coro di elogi a favore di Giovanni Paolo II che unisce giornali anche diversi tra loro come Repubblica, La Stampa, Il Corriere della Sera, Il Sole 14 Ore. Colpisce che nessuno di loro abbia notato la scelta del giorno, il primo maggio, tradizionalmente una festa di sinistra, anzi molto comunista, la festa dei lavoratori e del lavoro, costata anche morti per affermarne il diritto.
Ma ora nel corso quasi rapsodico c’è una voce di dissenso, quella di MicroMega, che in edicola e in libreria propone un numero speciale sulla beatificazione dal titolo: “Karol Wojtyla. Il Grande Oscurantista”.
Scrive Paolo Flores d’Arcais, professore di filosofia, agitatore politico e direttore della rivista: “Celebrata da tutti, cattolici e laici, credenti e non credenti, come una pietra miliare del dialogo fra la Chiesa e il mondo contemporaneo, la “Fides et Ratio”, una delle più importanti encicliche del papa polacco, è in realtà un monumento all’integralismo cattolico preconciliare che rifiuta l’autonomia della ragione e dell’individuo e perfino i fondamenti della democrazia”.
Aggiunge Flores: “Wojtyla ha dichiarato guerra alla guerra, e con questo messaggio di intransigente pacifismo ha conquistato molti consensi in settori molto lontani dalla Chiesa. Ma in realtà ha dichiarato guerra alla modernità e al suo fondamento: lo spirito critico del pensiero laico. E in questa battaglia non si è trovato affatto solo, potendo contare sull’appoggio degli altri fondamentalismi religiosi e di troppi orfani del marxismo”.
Nel fascicolo sono riproposti contributi già apparsi in passato su MicroMega, arricchiti dalla testimonianza di dom Giovanni Franzoni di fronte alla Postulazione per la causa dei santi nel processo di beatificazione di Wojtyla e dalla riflessione di Hans Kung, il maggior teologo cattolico vivente, che ricorda le tante ombre di Giovanni Paolo II: dalla titubanza nell’intervenire sugli abusi sessuali al pieno sostegno ai Legionari di Cristo del “discusso” Maciel, passando per la crociata sul celibato ecclesiastico, la carenza di miracoli e l’inflazione di santificazioni dal grande valore mediatico.
Nel numero c’è spazio anche per tutte le opinioni sul pontefice in una sorta di dialogo tra posizioni differenti. Una “tavola rotonda” con Paolo Flores d’Arcais, Piero Coda, Emanuele Severino, Enzo Bianchi, Gianni Vattimo, Andrea Riccardi e Massimo Cacciari.
L’ultima sezione del numero è dedicata invece alla sua morte. Lina Pavanelli osserva come un’attenta analisi delle condizioni di salute di Giovanni Paolo II dimostra che non gli sono state praticate, nelle ultime settimane, alcune cure che avrebbero potuto tenerlo in vita ancora a lungo. Wojtyla, per l’autrice, le avrebbe rifiutate perché le considerava troppo gravose: lui diventerà santo, a Piergiorgio Welby sono stati rifiutati persino i funerali.
Il teologo Hans Kung nel numero parla quindi delle ombre di Wojtyla, scrivendo: “La titubanza nell’intervenire sugli abusi sessuali, il pieno sostegno ai Legionari di Cristo, la crociata sul celibato ecclesiastico, la carenza di miracoli e l’inflazione di santificazioni dal grande valore mediatico, questi i motivi per cui Giovanni Paolo II non è un santo”. Giovanni Franzoni, anch’egli teologo, abate di San Paolo fuori le Mura è stato convocato agli inizi del 2007 dalla Postulazione per la causa dei santi per portare la sua testimonianza nel processo di beatificazione di Karol Wojtyla. Il ritratto del pontefice che emerge dalla sua deposizione giurata, che sullo speciale di MicroMega viene riprodotta fedelmente, è assai distante dall’iconografia ufficiale.
Nella tavola rotonda invece, svoltasi pochi giorni dopo la morte di Giovanni Paolo II, filosofi, teologi, storici, chi credente e chi non, affrontano senza diplomazie gli aspetti cruciali e controversi di un papato che ha segnato un secolo e l’intera storia della Chiesa: il rapporto con la modernità, il dialogo interreligioso, l’impatto nella politica, la questione del “senso”.
Infine il capitolo dedicato alla morte di Wojtyla, a cura di Lina Pavanelli, intitolato “La dolce morte di Karol Wojtyla”. Un’attenta analisi delle condizioni di salute di Giovanni Paolo II nelle ultime settimane della sua esistenza dimostra che non gli sono state praticate alcune cure che avrebbero potuto tenerlo in vita ancora a lungo. Il vecchio papa le ha rifiutate perché le considerava troppo gravose. Lui diventerà santo, a Piergiorgio Welby sono stati rifiutati persino i funerali. Dopo la pubblicazione del saggio, ripreso dalle maggiori testate e televisioni internazionali e pressocché ignorato in Italia, qualcuno ha tentato di smontarne la tesi centrale, ovvero quella secondo la quale Giovanni Paolo II abbia rifiutato una terapia (la nutrizione artificiale adottata in tempo utile e continuativamente) che la Chiesa considera moralmente obbligatoria (altrimenti è eutanasia). Ma nessuna critica è riuscita a dimostrare l’insostenibilità di questa ipotesi, che anzi viene qui ribadita con nuove osservazioni.
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