ROMA – Antonio Socci: “Papa Francesco ha perso al Sinodo, ora farà epurazioni”. Secondo Antonio Socci, avversario intellettuale (ne contesta addirittura la legittimità) del nuovo corso impresso da Papa Francesco, il Sinodo dei vescovi sulla famiglia ha fallito l’obiettivo, quello cioè di apportare modifiche dottrinarie, per esempio sui sacramenti, pur di consentire l’apertura della Chiesa a divorziati risposati e agli omossessuali sul fronte delle unioni civili. La relazione finale, le stesse parole del pontefice, vanno lette come un’ammissione del naufragio dell’impostazione “scalfariana” di Bergoglio, a dispetto delle interpretazioni di comodo offerte dai giornali laici e cattolici sulla presunta rivoluzione.
Certo, ci sono ancora gli ultimi “giapponesi”, i quali sottolineano come sugli argomenti controversi della comunione ai divorziati risposati e degli omosessuali (punti 52, 53 e 55), pur non essendoci stati i due terzi dei voti (quindi pur risultando bocciati dal Sinodo), c’è tuttavia la maggioranza assoluta, e quindi non si tratta di sconfitta. Ma questo argomento è risibile, perché quelli erano comunque i testi emendati e corretti, non erano testi “kasperiani” e “fortiani”. Di fatto la “Relatio post disceptationem” di metà Sinodo, quella “rivoluzionaria”, è stata bocciata e riscritta. E la “Relatio Synodi” è un altro testo («più bilanciato, equilibrato e sviluppato», come ha precisato lo stesso padre Lombardi). (Antonio Socci, Libero Quotidiano)
La partita non sarebbe ancora chiusa, secondo Socci, nel senso tuttavia che colui che alla qualifica di papa preferisce la più umile qualifica di vescovo di Roma, è tentato di assumere invece tutte le prerogative di capo supremo della Chiesa per procedere all’avvicendamento forzato dei vescovi oppositori. Il rischio denunciato da Socci è che il Papa re metterà in atto vere e proprio epurazioni.
In effetti già sul Sinodo ha esercitato il suo potere, attraverso la struttura direttiva, per orientarlo e controllarlo, con modalità assai poco sinodali e conciliari. Tanto da suscitare vivaci proteste per l’imbavagliamento. La stessa sua decisione di far arrivare alle diocesi anche i tre punti che il Sinodo ha bocciato su divorziati risposati e gay, dà la sensazione di infischiarsene del Sinodo stesso e voler continuare la battaglia (a Roma si dice “nun ce vonno sta’”). Ricomincia il caos. Un osservatore come John Allen ritiene che ora si passi agli “avvvicendamenti”, cioè alle defenestrazioni di coloro che più hanno avversato la rivoluzione Kasper-Bergoglio, a cominciare dai cardinali Burke e Mueller.
Se così fosse, quella citazione del Codice significherebbe: «Voi mi dite che io non posso toccare la dottrina, ma io vi ricordo che posso decidere le vostre sorti». Sarebbe l’inizio di epurazioni e purghe davvero disdicevoli, che sconcerterebbero un popolo cristiano già sotto choc. La confusione in cui la Chiesa si è trovata negli ultimi mesi diventerebbe davvero drammatica. È questo che si vuole? Allen ha riportato il commento postsinodale di un cardinale: «Non penso (che Bergoglio) sia un grande stratega… Pensavo ci fosse un piano dietro il caos… Ora mi chiedo se non sia il caos il suo piano». C’è solo da sperare in una sorpresa di Dio: che Papa Bergoglio inverta la sua direzione. (Antonio Socci, Libero Quotidiano)
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