RIYAD – Esce di casa con indosso un vestito a fiori che le arriva sotto il ginocchio e sopra un cappotto scuro. Si fa fotografare e posta l’immagine su Twitter. E adesso rischia la fustigazione. Malak al Shehri, studentessa saudita di vent’anni, sapeva che il suo gesto avrebbe provocato dure reazioni. Ma forse non si aspettava arrivassero a tanto.
La giovane a fine novembre aveva annunciato su Twitter il proprio gesto, poi era uscita di casa e per le strade di Riyad si era fatta fotografare senza velo né abaya, la lunga veste che copre tutto il corpo e che per le donne è obbligatoria in Arabia Saudita.
Malak è stata identificata e arrestata, e rischia l’incriminazione per violazione della morale. Ma a preoccuparla non sono solo queste conseguenze. Il suo tweet, infatti, sul web ha sollevato moltissime critiche, e Malak ha ricevuto anche diverse minacce di morte.
Contro di lei è stato coniato anche un hashtag che si rifà al suo nome (shehri in arabo significa angelo): “chiediamo l’arresto dell’angelo ribelle”. Allo stesso tempo c’è anche chi elogia il coraggio di Malak e si dice fiero di lei, paragonandola a Rosa Parks, l’afroamericana che, con il suo rifiuto di cedere il posto su un autobus ad un bianco nel 1995, divenne uno degli emblemi della lotta per i diritti civili della cosiddetta minoranza di colore.