Black Death, il deep web di omicidi su ordinazione e donne rapite vendute schiave

Black Death, il deep web di omicidi su ordinazione e donne rapite vendute schiave
Black Death, il deep web di omicidi su ordinazione e donne rapite vendute schiave

ROMA – Black Death, il deep web di omicidi e donne rapite e vendute schiave. Il sito esiste davvero (portale, logo e notizie sul sito Morte Nera si trovano dentro e a corredo dell’articolo di Martina Pennisi sul Corriere della Sera). Un sito che dichiara di esistere per commerciare in droga, armi e per eseguire delitti su commissione. Un sito del web profondo su cui indaga dal 2010 l’Interpol. Un sito su cui vengono messe in vendita ragazze di varie nazionalità, vendita all’asta per chi vuole comprare schiave. Un sito dunque stazione del traffico di umani nell’Internet sommerso e oscuro.

Oltre al portale Black Death esiste anche un’organizzazione criminale con lo stesso nome che davvero si fa pagare e mette in atto omicidi su commissione e organizza rapimenti, riduzione in schiavitù e vendita all’asta di donne? La domanda è al centro delle indagini sul caso della modella inglese rapita e tenuta legata e drogata a Milano. Tenuta prigioniera per una settimana e poi liberata dal suo stesso sequestratore, un polacco che racconta storie improbabili.

La domanda è: il polacco è un delinquente mitomane o è davvero chi dice di essere? La risposta non è per nulla facile. Il rapimento c’è stato davvero e alla ragazza è stata tesa una trappola non improvvisata. E’ stata convocata ad un falso appuntamento di lavoro con scenografia ben allestita, drogata pesantemente con ketamina (quella per i cavalli), trasportata in una sorta di prigione per sequestrati e lì tenuta per giorni. E lì, importa sottolinearlo, mai toccata con un dito per non rovinare la “merce”.

Fin qui gli indizi, anzi le prove di una organizzazione criminale reale. Fin qui elementi a favore dell’ipotesi che Black Death esista davvero e non sia solo una sigla.

Ma poi perché la liberazione e l’improbabile richiesta da parte del rapitore alla ragazza di procurargli 50 mila euro come una sorta di rimborso spese per l’affare andato a male? Perché farsi riconoscere, vedere a viso scoperto dalla ragazza e farsi prendere con tanta facilità dalla polizia seminando elementi di identificazione come un dilettante?

E che dire della ragione addotta per la liberazione della ragazza? Prima il non possiamo rilasciarti perché ti abbiamo già messo all’asta sul web a partire da 300 mila euro (in bitcoin) e già sono partite offerte. Poi il ti lasciamo andare perché abbiamo sbagliato persona, il capo si è accorto che sei madre di un bambino e noi non commerciamo questo tipo di merce. Straparla fuori dalla realtà il polacco arrestato o smozzica e tritura in mezze frasi pezzi della realtà?

 

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