PECHINO – Il consumo di gelatina estratta dalla pelle degli asini è in continua espansione in Cina ed è caccia agli asini in tutto il mondo, dall’Estremo Oriente al Sud America, dall’Egitto all’Africa.
Dalla pelle degli asini bollita, infatti, si estrae una gelatina, ingrediente fondamentale per la medicina cinese “ejiao”.
Nota in Europa fin dal ‘700 grazie alle relazioni scritte dei missionari gesuiti, la “ejiao” una volta era una cura estremamente costosa, tanto che solo gli imperatori e i più ricchi feudatari se la potevano permettere.
In Cina la crescita della classe media e una maggiore percezione dell’efficacia del rimedio hanno determinato il boom del mercato mondiale delle pelli di asini: l’ejiao può costare fino a 360 euro al kg.
Non solo per le pelli di asino la Cina costituisce un grande mercato in espansione. La domanda è molto forte anche per la carne. La cucina cinese è molto varia, include cani, serpenti e topi. Ma, soprattutto nelle regioni settentrionali, la carne di asino piace anche per imbottire i panini: è una specialità e si chiama lurou huoshao. Assicurano che sia anche afrodisiaca.
Per rendersi conto del ricco e fiorente mercato basta andare su Alibaba, il sito cinese di e-commerce. Il boom ha fatto alzare sia il prezzo che la macellazione degli asini, trasformandosi in una minaccia per le comunità povere che, per il loro sostentamento, contano sul quadrupede.
Alla lista dei fornitori di pelle di asino per il mercato cinese si è aggiunto il Pakistan, dove però il commercio è proibito. La polizia ha appena scoperto una organizzazione clandestina, guidata da un cinese, che aveva base a Karachi e a Lahore in Punjab. Lahore, negli ultimi anni, è stato il fulcro di vendita di carne d’asino.
La polizia di Lahore ha fatto irruzione in numerosi macelli illegali. Le forze dell’ordine di Karachi, affermano che gli abitanti di Lahore hanno mangiato la carne proveniente da questi macelli clandestini, mentre le pelli sono state prelevate a Karachi. Ci sono stati dieci arresti, tra cui una coppia sposata e un cittadino cinese. La banda, afferma la polizia, ha svolto l’attività illegale per oltre sei mesi e fatto parecchie spedizioni in Cina.
“Inizialmente acquistavamo asini malati ma quando ci siamo accorti dell’enorme richiesta del mercato, abbiamo cercato di trarne vantaggio”, ha riferito un sospettato alla polizia.
“Ejiao è un rimedio considerato ottimo per tonificare il corpo e d’aiuto in quello che la medicina cinese definisce “deficit del sangue”, ossia quando si soffre di anemia, stress e tosse secca”, afferma Emma Farrant, presidentessa del Register of Chinese He “ejiao” erbal Medicine. “I pezzi essiccati vengono sciolti in un decotto di erbe”.
In un anno vengono vendute circa 1,8 milioni di pelli d’asino, mentre la richiesta globale è stimata tra i 4 e i 10 milioni di pelli, afferma il report. Ciò, in alcuni Paesi, ha fatto aumentare il costo degli asini, rendendolo inaccessibile a molte persone che si avvalgono del loro aiuto per il trasporto di merci al mercato, la coltivazione della terra e prendere l’acqua.
In Burkina Faso, ad esempio, il costo di un asino è aumentato molto, passando da 71 euro nel 2014 a 128 nel 2016. Anche altri Paesi come Egitto, Tanzania e Sudafrica registrano un aumento della macellazione, spesso illegale, che riguarda asini rubati; macelli legali e autorizzati dal governo sono presenti in Kenya e in Etiopia, sede della più grande popolazione asinina in Africa.
Guido Santevecchi, corrispondente da Pechino del Corriere della Sera, ha descritto la situazione in Cina in questi termini:
“La popolazione di asini in Cina si è ridotta da 11 milioni a 6 negli ultimi vent’anni e continua a ridursi di 300 mila unità all’anno: soprattutto a causa della meccanizzazione dell’agricoltura. Uno dei molti effetti della crescita economica. Ma l’industria farmaceutica di Pechino è affamata della pelle dei somari che da tempo immemorabile viene bollita e convertita in gelatina, ingrediente primario nel rimedio tradizionale dell’ejiao che secondo i cinesi migliora la circolazione del sangue, cura mal di testa, insonnia, tosse secca. Così la Cina si è rivolta al mercato africano. Con esiti devastanti. Il Niger nei primi sei mesi di quest’anno ha venduto (dopo averli abbattuti) 80 mila asini rispetto ai 27 mila di tutto il 2015; il Burkina Faso 45 mila su una popolazione di 1,4 milioni. In questi Paesi africani proliferano i macelli che vanno per le spicce e ci sono state proteste per l’acqua dei fiumi rossa di sangue. Un ulteriore effetto dannoso per l’ecosistema economico africano è stato l’abbandono di altri allevamenti a favore del somaro tanto ricercato dai compratori cinesi. Ora Niger e Burkina Faso promettono di regolare questo mercato e fermare l’export verso la Cina. Ma non c’è da giurarci: un somaro costava 34 dollari prima dell’avvento dei mercanti farmaceutici cinesi a caccia di ejiao, ora 147 dollari al capo: un business troppo ricco per essere chiuso”.