ROMA – A poche centinaia di metri l’uno dall’altro. Il Papa dimissionato, e quello in carica, uno chiuso in preghiera in un monastero nei Giardini Vaticani, l’altro negli appartamenti papali. E’ il paradosso che la Chiesa cattolica si accinge a vivere quando, da marzo, il Concistoro designerà il nuovo pontefice. Una situazione inconsueta e per certi versi imbarazzante. Secondo Massimo Franco sul Corriere della Sera la cosa più logica è che Ratzinger sia destinato a una vita di oblio. Perché ogni sua parola, gesto, persino fotografia, come sarebbe interpretata dal popolo cattolico? Il Papa resta tale anche quando “si dimissiona”? Che potere e influenza avrà in futuro, che ruolo si ritaglierà?
Il passo indietro di Benedetto XVI non può che indebolire il ruolo e il significato del pontefice: non un’investitura divina, ma un incarico, qualcosa di mondano e terreno, dal quale ci si può tirare indietro. Fino a lunedì forma e sostanza convivevano nella persona del Papa: il pontefice “è” il successore di Pietro finché respira, così come un padre è tale finché i suoi figli saranno in vita. Non può smettere di esserlo. Ma adesso? Scrive Franco:
Di fronte a tanta incertezza, l’uscita di scena del Pontefice, annunciata per il 28 febbraio, è un elemento di complicazione, non di chiarimento. «Non possono esserci due Papi in Vaticano: anche se uno di loro è formalmente un ex», si avverte. La considerazione arriva a bassa voce, come un riflesso istintivo e incontenibile. Mostra indirettamente l’enormità di quanto è accaduto due giorni fa. E addita il problema che la Santa Sede si troverà ad affrontare nelle prossime settimane: la convivenza dentro le Sacre Mura fra il successore di Benedetto XVI e lui, il primo Pontefice dimissionario dopo molti secoli. Il simbolismo è troppo potente e ingombrante per pensare che Ratzinger possa diventare invisibile, rinchiudendosi nell’ex convento delle suore di clausura, incastonato in un angolo dei Giardini Vaticani. Eppure dovrà diventare invisibile: il suo futuro è l’oblìo. La presenza del vecchio e del nuovo Pontefice suscita un tale imbarazzo che qualcuno, come monsignor Rino Fisichella, non esclude novità; e cioè che l’abitazione definitiva di colui che fino al 28 febbraio sarà Benedetto XVI, alla fine sia individuata non dentro ma fuori dai cosiddetti Sacri Palazzi. Il Vaticano, però, è l’unico luogo dove forse si può evitare che venga fotografato un altro uomo «vestito di bianco», gli incontri non graditi, o controllare che anche una sola parola sfugga di bocca a un «ex» Pontefice: sebbene il Papa resterà tale anche dopo le dimissioni.
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